Gramsci e la ricezione brasiliana

Di Lelio La Porta

Il seguente articolo è stato già pubblicato su “il manifesto” del 20 marzo 2025. L’articolo è reperibile al seguente link.

La libertà di pensiero è una delle massime conquiste della modernità, scrive Gramsci in una nota dei Quaderni del carcere da cui trae origine un nuovo tipo di filosofo, il «filosofo democratico», cioè (il) filosofo convinto che la sua personalità non si limita al proprio individuo fisico, ma è un rapporto sociale attivo di modificazione dell’ambiente culturale».

Carlos Nelson Coutinho (1943 – 2012), studioso brasiliano specialmente del comunista sardo, è stato un tipico filosofo democratico nel senso gramsciano dell’espressione e se ne ha conferma leggendo nove suoi saggi raccolti in un prezioso volume e curati da Guido Liguori e Alvaro Bianchi (C. N. Coutinho, Scritti gramsciani, Bordeaux, pp. 225, euro 20).

L’APPROCCIO dell’intellettuale brasiliano agli studi gramsciani e il suo uso della filosofia come arma di combattimento vengono ripercorsi e sapientemente illustrati da Alvaro Bianchi nella sua introduzione intitolata La scoperta di Gramsci in Brasile. L’introduzione di Guido Liguori (Carlos Nelson Coutinho “filosofo democratico”) analizza gli aspetti precipui dell’essere filosofo democratico di Coutinho, ricorrendo, com’è necessario nella ricostruzione del percorso teorico e politico di chi si è conosciuto personalmente, a ricordi di amicizia e di solidarietà morale e intellettuale oltre che politica. Inoltre bene fa Liguori a ricordare che la monografia di Coutinho su Gramsci, uscita in Brasile nel 1999 e pubblicata, seppure in edizione ridotta, in Italia nel 2006 da Unicopli di Milano con il titolo Il pensiero politico di Gramsci, fu un autentico evento in quanto da decenni «non si traduceva in italiano un libro su Gramsci pubblicato all’estero».

I saggi raccolti nella silloge sono comparsi su «Critica marxista» in un arco di tempo che va dal 1985 al 2012. Testimoniano di una particolare, pronunciata acribia filologica unita alla capacità di proporre Gramsci non soltanto nella dimensione di pensatore del suo tempo ma come iniziatore di una linea di pensiero che si proietta verso il futuro caratterizzandosi, su un piano di strategia politica, attraverso indicazioni di spessore come, ad esempio, la guerra di posizione.

PARTENDO DA QUESTA e sviluppandola nell’ottica della riflessione berlingueriana sulla terza via (da notare che Coutinho fu diffusore delle idee di Berlinguer in Brasile), l’intellettuale brasiliano definisce con un’espressione in apparenza ossimorica, «riformismo rivoluzionario», il processo di costruzione di un ordine sociale non capitalistico realizzato attraverso riforme di struttura (e qui la presenza di Togliatti è evidente) che abbia nella società civile la principale protagonista. Si tratta, qui come in altri luoghi, della traducibilità, della capacità di proporre l’intuizione gramsciana, ripresa ed elaborata dal Pci, soprattutto nel contesto politico brasiliano. Assillo autentico per Coutinho, ma anche necessità impellente per uscire dalle secche delle restrizioni teorico-politiche del socialismo realizzato, è il rapporto democrazia-socialismo che, in un saggio del 1997 (Democrazia e socialismo in Gramsci), al termine di un ragionamento che investe soprattutto il concetto di egemonia, viene riassunto nella conclusione che «se senza democrazia certamente non c’è socialismo, nemmeno esiste vera democrazia senza socialismo».

E proprio intorno all’egemonia l’intellettuale brasiliano, nel saggio del 2000 intitolato La società civile in Gramsci e il Brasile di oggi, polemizza con le posizioni di Althusser sostenendo che esiste la possibilità, messa in luce da Gramsci, che l’ideologia delle classi subalterne ottenga l’egemonia ancor prima di aver conquistato il potere statale.

SULL’IDEOLOGIA Coutinho si sofferma di nuovo nel saggio del 2012, Lukács e Gramsci: un’analisi comparativa. Va ricordato che l’intellettuale brasiliano ebbe con il filosofo ungherese una corrispondenza giovanile e, inoltre, produsse diversi studi sullo stesso. Nel saggio appena citato, ultimo della silloge, dopo aver messo in evidenza le differenze fra i due pensatori marxisti, Coutinho individua la possibilità di un loro incontro sul concetto di ideologia nel momento in cui entrambi non la definiscono esclusivamente una «falsa coscienza» in quanto la considerano un elemento che ha un ruolo nella costruzione della vita sociale; di più, il carattere ontologico-sociale dell’ideologia (Lukács) la vincola in modo decisivo alla prassi politica intesa come agire degli uomini fra loro nella costruzione della«vita d’insieme che sola è la forza sociale» (Gramsci) da cui si crea il blocco storico. Per entrambi, perciò, secondo Coutinho, l’ideologia è una forza reale, un fatto ontologico che altera e modifica la vita umana, anche se i suoi contenuti possono non corrispondere in modo adeguato alla riproduzione della realtà.

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