Il compromesso storico di Berlinguer. Contributo ad una interpretazione

Di Gianni Ferrara intervento al convegno sul tema “Berlinguer e la serietà della politica”, Roma 11 febbraio 2014, organizzato dall’Associazione Futura Umanità, in occasione dell’anno berlingueriano.

Enrico Berlinguer

1. La parola “compromesso” ha segnato due volte la storia del PCI. Si può pensare che la ragione di questa ricorrenza sia da attribuire all’essere il compromesso un topos centrale della politica e quindi della democrazia moderna. Perché si connette al conflitto del quale è sospensione, cadenza, soluzione più o meno equa, più o meno duratura. Percorre la storia d’Italia come quella di ogni altra Nazione. Se ne tratta in questa sede partendo da alcune premesse.
Va innanzitutto ricordato che il termine compromesso fu usato negli anni 1948-1950 in polemica col PCI per degradare sia il contributo di questo partito alla ideazione, determinazione e formulazione della Costituzione della Repubblica sia la Costituzione stessa. Suonava come cedimento o come mascheramento. A rispondere provvide Togliatti spiegando che c’era stata “una confluenza di due grandi correnti: del solidarismo umano e sociale della sinistra e del solidarismo di altra origine (cristianosociale)” che arrivava “nell’impostazione e soluzione concreta di diversi aspetti del problema costituzionale a risultati analoghi” della sua parte politica”. Aggiungendo che “definire come compromesso questa confluenza significa non comprendere che si sia trattato di qualcosa di molto più nobile ed elevato e cioè della ricerca di quella unità che è necessaria per poter fare la Costituzione non dell’una o dell’altra ideologia, ma la Costituzione di tutti i lavoratori italiani e, quindi, di tutta la Nazione”. (1) Per quanto poteva poi attenere al termine “compromesso”, Togliatti lo usò immediatamente dopo qualificando “deteriore” quello raggiunto nel formulare alcune disposizioni della Carta costituzionale. (2)

Su tutt’altro piano, sempre riferendomi a Marx, mi preme ricordare che il secondo capitolo del “Manifesto”, quello intitolato “Proletari e Comunisti”, si chiude con la previsione-obiettivo di un tipo di “associazione umana in cui il libero sviluppo di ciascuno è condizione del libero sviluppo di tutti”.
Ebbene, la nostra Costituzione impone alla Repubblica, quindi a tutto lo statoapparato e a tutto lo stato-comunità come unico e supremo compito proprio quello di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. La corrispondenza tra questi due testi è perfetta. Fu voluta. A proporla all’Assemblea costituente italiana fu quel marxista di Lelio Basso concordandola con quell’altro marxista di Palmiro Togliatti. Ma fu accolta e sottoscritta da Dossetti e da La Pira, aderenti al cristianesimo sociale ed esponenti della Democrazia cristiana. Continua a leggere “Il compromesso storico di Berlinguer. Contributo ad una interpretazione”

Il comunismo di Gianni Borgna

Articolo di Paolo Ciofi
Gianni Borgna l’ho incontrato l’ultima volta l’8 novembre scorso in occasione del convegno su Togliatti e la Costituzione, che aveva contribuito a preparare con grande passione. Stava già molto male, ma aveva voluto esserci. E si era impegnato in prima persona perché il convegno si potesse svolgere non in una sede riservata a pochi specialisti, bensì in un luogo aperto a tutti come il teatro de’ Servi. Il successo dell’iniziativa gli aveva dato ragione, ne era contento e aveva voluto esprimermi la sua soddisfazione.

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