GRAMSCI IS (NOT) DEAD.

 

Potrebbe essere un'illustrazione raffigurante una o più persone

Il 27 aprile 1937 moriva in una clinica romana Antonio Gramsci. Aveva formalmente riacquistato piena libertà da pochi giorni, ma il suo fisico minato dal carcere non poté goderne e visse a letto, morente, la nuova condizione di uomo libero. “È morto Gramsci”, annunciarono con dolore e indignazione i giornali comunisti e antifascisti in esilio, mentre in Italia “Il Messaggero” dava la notizia della morte dell’ “ex deputato” con un trafiletto anonimo e Mussolini sul suo giornale derideva lo scomparso, vantando che era morto da uomo libero in una clinica di lusso. “Gramsci is dead”, Gramsci è morto”, recitava il titolo del libro di qualche anno fa di Richard Day, teorico statunitense del comunismo-anarchismo di estrema sinistra. Voleva dire che era morta la sua teoria dell’egemonia e più in generale il suo pensiero politico, in favore di una teoria immediatistica e di una azione inevitabilmente e dichiaratamente parziale degli attori sociali marginalizzati e divisi. E invece Gramsci è vivo. È il saggista italiano più diffuso nel mondo, in tutte le lingue e tutti i continenti. Gramsci è vivo e lotta, lotterebbe insieme a noi, se noi sapessimo anche minimamente essere degni del suo esempio di vita e del suo pensiero rivoluzionario.

Guido Liguori

Quattro lettere di Antonio Gramsci

a cura di Lelio La Porta

Vienna, 6 marzo 1924 alla sua compagna Giulia Schucht

Mia carissima,

vorrei baciarti gli occhi, per asciugare le lacrime che mi pare di vedere, che mi pare di sentire sulle mie labbra, come altre volte, quando la mia cattiveria ti ha fatto piangere. Ci facciamo male, ci tormentiamo a vicenda, perché siamo lontani l’uno dall’altro e non possiamo vivere così. Ma tu ti disperi troppo. Perché?

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«Letteratura e altre rivoluzioni»

Raul Mordenti, nel crocevia di un decennio di lotte e passioni

Edito da Bordeaux un volume dedicato allo scrittore e politico italiano. «Letteratura e altre rivoluzioni» a cura di Dohttps://futuraumanita.com/2021/04/25/letteratura-e-altre-rivoluzioni/menico Fiormonte e Paolo Sordi

di Lelio La Porta

Il 1968 è stato un anno eccezionale per la storia del nostro Paese e non soltanto. Si è aperto un decennio, fino al 1977, la cui storia è stata spesso ridotta a storytelling con il fine per nulla sottinteso di rimuoverla. Per conoscere a fondo quegli anni, per approcciarsi con sguardo e mente predisposti all’apprendimento al di fuori di ogni possibile manipolazione, non si può fare altro che rivolgersi a chi ne fu protagonista e, come tale, ne può parlare e scrivere con la cognizione di causa del soggetto che ha agito in prima persona in quella fase storica.

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10 domande a Paolo Ciofi

Giovedì 29 aprile, ore 18

Con Paolo Ciofi, Alexander Höbel e Corrado Morgia ne discutono:

Michela Becchis, Giorgio Mele, Mario Quattrucci

In diretta streaming sulla pagina Facebook di Futura Umanità:

https://www.facebook.com/paginaufficialedifuturaumanitait

A tutti coloro che rinnovano la tessera dell’Associazione per l’anno in corso la pubblicazione verrà inviata in omaggio.