Futura Umanità a fianco dei militanti di Action in sciopero della fame da dieci giorni contro la delibera del commissario Tronca che annuncia nuovi sgomberi.
Futura Umanità, associazione per la storia e la memoria del Pci, è a fianco di Action Diritti in Movimento e dei 23 attivisti che hanno adottato una forma di lotta estrema come lo sciopero della fame per difendere il diritto all’abitare. Gli occupanti di via Santa Croce in Gerusalemme protestano contro le riprovevoli iniziative del commissario di Roma Tronca, che invece di assicurare un alloggio a chi non ce l’ha, sgombra intere famiglie da locali in disuso in cui i senzacasa hanno trovato ricovero, impedendo l’attuazione del piano straordinario per l’emergenza abitativa adottato dalla Regione Lazio. Per di più il commissario Tronca si rifiuta anche solo di incontrare i movimenti per la casa e di aprire una qualsiasi forma di trattativa o mediazione. Una chiusura inspiegabile e immotivata, come se a Roma non esistesse un’emergenza abitativa. Eppure sono ben 20mila gli sfratti in esecuzione nella Capitale, 6mila le famiglie co-strette ad occupare, 5mila quelle ospitate nei residence del comune; mentre il 90% delle sentenze di sfratto è per morosità incolpevole. E’ necessaria una mobilitazione ampia e unitaria perché questa vergogna finisca!
Futura Umanità ribadisce la propria solidarietà e il proprio sostegno nei confronti di chi in prima persona, con lo sciopero della fame, sta conducendo una battaglia di civiltà per l’attuazione di un diritto costituzionalmente garantito.
Mese: Maggio 2016
Giù le mani da Berlinguer
Articolo postumo pubblicato da Rinascita il 16 giugno 1984 Enrico Berlinguer scriveva:
Ormai tutti vedono che le coalizioni che prendono vita alle spalle del Parlamento, che i governi che non vogliono e non sanno governare con e attraverso il Parlamento, che sono il prodotto di questi meccanismi e di questi metodi consunti, e divenuti anche pericolosi, non sono coalizioni realmente solidali ed efficienti. I partiti delle maggioranze delimitate che compongono quelle coalizioni stanno insieme al governo spalleggiandosi per poter conservare il loro potere sulle istituzioni e sulla società, ma ciascuno è dominato dalla paura che un altro lo scavalchi.
E allora si va alle ben note «verifiche», dopo le quali, tuttavia, quelle coalizioni restano egualmente divise, continuano a covare contrasti, dai quali possono venire o oscillazioni, incertezze e paralisi dei governi, ovvero polemiche e lacerazioni: queste ultime, però, esplodono per lo più fuori del Parlamento (negli organi di partito, nei convegni, sulla stampa).
Nel Parlamento esse o vengono artatamente coperte e dissimulate o si manifestano nella forma patologica dei «franchi tiratori». Si corre, allora, ai ripari; ma, ancora una volta, i rimedi a cui si pensa vanno prevalentemente in direzione di un indebolimento dei poteri del Parlamento.
Sicché la profonda esigenza di restituire alle istituzioni la funzionalità e il ruolo che spetta loro in una Repubblica democratica a base parlamentare viene distorta e tradita. Attraverso alcune delle «riforme» di cui si sente oggi parlare si punta a piegare le istituzioni, e perciò anche il Parlamento, al calcolo di assicurare una stabilità e una durata a governi che non riescono a garantirsele per capacità e forza politica propria.
Ecco la sostanza e la rilevanza politica e istituzionale della «questione morale» che noi comunisti abbiamo posto con tanta decisione.
Anche la irrisolta questione morale ha dato luogo non solo a quella che, con un eufemismo non privo di ipocrisia, viene chiamata la Costituzione materiale, cioè quel complesso di usi e di abusi che contraddicono la Costituzione scritta, ma ha aperto anche la strada al formarsi e al dilagare di poteri occulti eversivi (la mafia, la camorra, la P2) che hanno inquinato e condizionano tuttora i poteri costituiti e legittimi fino a minare concretamente l’esistenza stessa della nostra Repubblica.
Di fronte a questo stato di cose, di fronte a tali e tanti guasti che hanno una precisa radice politica, non si può pensare di conferire nuovo prestigio, efficienza e pienezza democratica alle istituzioni con l’introduzione di congegni e di meccanismi tecnici di dubbia democraticità o con accorgimenti che romperebbero anche formalmente l’equilibrio, la distinzione e l’autonomia (voluti e garantiti dalla Costituzione) tra Legislativo, Esecutivo e Giudiziario, e accentuerebbero il prepotere dei partiti sulle istituzioni.
Riforme delle istituzioni volte a ridare efficienza e snellezza al loro funzionamento sono certo necessarie. Ma esse a poco servirebbero se i partiti rimangono quello che sono oggi, se seguitano ad agire e a comportarsi come agiscono e si comportano oggi, se non si risanano, se non si rigenerano, riacquistando l’autenticità e la pienezza della loro autonoma funzione verso la società e verso le istituzioni.