“Futura Umanità. Associazione per la storia e la memoria del Pci” esprime il suo più sentito cordoglio per la scomparsa di Gianni Ferrara. Studioso di grande esperienza, insigne costituzionalista, Ferrara unì sempre al rigore del suo impegno scientifico e accademico una intensa passione civile e politica, legando la sua intera esistenza al percorso del movimento operaio italiano, socialista e comunista. Da sempre in prima linea nella lotta per la difesa e l’attuazione della Costituzione repubblicana, negli ultimi anni Ferrara non ha mancato di fornire il suo prezioso contributo anche nella ricostruzione del filo rosso della storia del comunismo italiano, individuandolo nel rapporto con la democrazia, e partecipando da par suo a diversi convegni e iniziative della nostra associazione. Con la sua scomparsa, perdiamo un punto di riferimento di primo piano nella lotta in difesa della Costituzione e contro il revisionismo storico, un intellettuale militante autentico, rigoroso e sincero.
Ai suoi familiari esprimiamo le nostre più sentite condoglianze.
Per Futura Umanità. Associazione per la storia e la memoria del Pci
La storia del Pci è caratterizzata dal tentativo di percorrere una via originale al socialismo in Italia e in Occidente. Il tentativo è stato soffocato da oscure trame italiane e internazionali e dalle politiche liberiste e trasformazioni che hanno inciso pesantemente sull’aggregazione e la forza della classe lavoratrice.
NOVECENTO. Nuova edizione per Laterza del volume firmato alla fine degli anni Sessanta da Giuseppe Fiori. A 130 anni dalla nascita dell’intellettuale che fu tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia. Nell’Introduzione Asor Rosa sottolinea alcuni aspetti della sua vicenda, tra i quali, la «sardità», l’impegno politico, la prigionia, la «centralità del tema amoroso». La classicità del lavoro non sarebbe però venuta meno se il testo fosse stato aggiornato, riveduto nelle note come nella bibliografica in base a quanto uscito nel frattempo
Filosofia politica. «Marx in dieci parole» di Stefano Petrucciani, pubblicato da Carocci. Le parole prescelte per questo «approccio a Marx» sono, nella sequenza offertaci dal volume (che in parte rispecchia quella del loro affiorare negli scritti di Marx): alienazione, diritto, democrazia, libertà, rivoluzione, materialismo storico, feticismo, sfruttamento, capitalismo, comunismo Non è facile raccontare Marx in dieci lemmi o concetti. Troppo pochi, viene subito da dire. È un autore che ha scritto molto e di molte cose. Ed è stato letto, interpretato, dissezionato in lungo e in largo. La scelta di Stefano Petrucciani nel suo ultimo libro, Marx in dieci parole (Carocci, pp. 179, euro 16), è però evidente. I dieci termini, frutto di una scelta fra altre possibili, sono sentieri di lettura con cui si tenta di penetrare da diversi lati un corpus teorico ritenuto complesso e non del tutto organico come quello del pensatore di Treviri, per discuterne criticamente alcune coordinate fondamentali. Le parole prescelte per questo «approccio a Marx» sono, nella sequenza offertaci dal volume (che in parte rispecchia quella del loro affiorare negli scritti di Marx): alienazione, diritto, democrazia, libertà, rivoluzione, materialismo storico, feticismo, sfruttamento, capitalismo, comunismo. Dieci termini centrali, nella consapevolezza che molti altri sarebbero stati possibili, e di alcuni in particolare si lamenta la mancanza: ideologia, scienza, classe sociale (borghesia, proletariato), solo per citare degli esempi. L’AUTORE DEL LIBRO tuttavia ha diritto alla sua scelta, anche perché occorre chiarirlo non si tratta di una «introduzione a Marx», né di un libro soprattutto «per principianti». Certo, il linguaggio di Petrucciani è estremamente chiaro, il suo approccio espositivo esemplare, la vocazione pedagogica della sua scrittura caratterizza anche questo suo testo, ed esso risulta comprensibilissimo a chiunque vi si accosti con un minimo di impegno. Tuttavia l’ottica del libro pare un’altra: l’autore parte dalla convinzione che Marx non sia al pari di ogni altro grande pensatore «l’autore di una dottrina coerente, compiuta e magari trasformabile in un dogma di fede». È dunque necessario farne una lettura vigile, critica, anche se politicamente partecipe, discutendone le possibili aporie e contraddizioni. Il primo «strumento» che il libro mette in campo per condurre questo confronto critico col pensatore di Treviri è una lettura diacronica del suo pensiero, una storicizzazione, o contestualizzazione, delle sue tesi. Per ogni lemma-concetto si analizza cioè cosa ne dice Marx nelle diverse fasi della sua elaborazione teorica e politica sia pure per metterne in evidenza, alla fine, il significato dominante. È una accortezza fondamentale, che da sola già permette di «relativizzare» in buona parte le asserzioni marxiane, salvandole dalla dogmatica che per molto tempo ne ha contraddistinto e condizionato la ricezione. SI PRENDA AD ESEMPIO la parola-chiave «democrazia». È evidente come su di essa Marx dica nel tempo cose anche molto diverse: dagli scritti filosofici del 1843-1844 al Manifesto del partito comunista, dalle opere storiografiche sugli anni 1848-1850 agli scritti formulati come documenti dell’Internazionale (quando Marx «fa politica»), dalla conferenza di Amsterdam alla Critica del programma di Gotha, Marx parla in modi diversi della democrazia politica e di quella economica, della democrazia parlamentare e di quella della Comune (che sarà nel Novecento il modello della democrazia soviettista), e così via. Questo lemma è parte di una famiglia ben riconoscibile di concetti di filosofia politica (diritto, libertà, rivoluzione, comunismo), verso cui Petrucciani è particolarmente attento. Ma non mancano altri sentieri di lettura possibili, su cui procedere per imparare a leggere Marx. Perché questo soprattutto appare essere l’intento (metodologico) del libro, e ci sembra soddisfatto.