CONSIDERAZIONI DI UN IMPOLITICO

di Lelio La Porta

Potrà sembrare fuori luogo a chi segue il blog dell’Associazione “Parliamo di socialismo” e il sito di “Futura Umanità” che un aderente proponga un proprio contributo alla discussione con il titolo di un’opera di Thomas Mann, scritta durante il primo conflitto mondiale, nel quale compare il lemma “impolitico”; un’opera, oltretutto, ritenuta, anche dallo stesso autore, a posteriori, antidemocratica e reazionaria. Va subito chiarito che l’impolitico usato nel presente articolo non è un “apolitico”, meno che mai un reazionario o un antidemocratico, ma chi, invece, parla e scrive di politica senza ricorrere alla baldanza dialettica e terminologica del modo corrente di chi parla o scrive di politica, baldanza che, spesso, sconfina nell’arroganza o, peggio, nella prassi del bricolage per cui si ritiene di essere nelle condizioni di cambiare il mondo da soli, nella discutibilissima tendenza a ritenere che ciò significhi salvare la purezza di certe posizioni ideologiche che, al contrario, hanno nella “contaminazione” con le altre la possibilità di emergere nella loro assoluta affermazione, ossia, avrebbe detto Gramsci, divenire egemoniche.

Un giro di presentazioni di tre volumi occasionati dal Centenario della fondazione del Pci ha offerto lo spunto per una riflessione, appunto, impolitica sullo stato attuale della politica.

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58 anni fa a Yalta moriva Palmiro Togliatti.

Nel centenario del PCI e’ doveroso non solo ricordare ma rendere onore a quel dirigente politico che con la svolta di Salerno e la proposta di una democrazia progressiva pose le basi per una unità del popolo italiano e con la partecipazione alla Assemblea Costituente fece del PCI un costruttore fondamentale della democrazia Italiana. Con la Via Italiana al Socialismo accentuo ‘ i tratti peculiari del comunismo Italiano. E promosse la conoscenza del pensiero del genio di Antonio Gramsci. La cui lezione è materiale di studio in tutto il mondo per la sua grande attualità. Ricordare Togliatti significa ricordare ed onorare la storia dei comunisti italiani ,partito nazionale che ha costituito il riscatto di milioni di lavoratori, lavoratrici, persone sfruttate ed umili. Ha dato impulso alla emancipazione femminile grazie al ruolo delle donne comuniste. L’appartenenza storicamente avvenuta al campo sovietico, rese inevitabile operare un cambiamento anche nel nome. Ma quella originalità dei comunisti italiani il loro impegno per la democrazia e per la giustizia sociale fanno di quella storia una radice ed un albero importante della democrazia e della libertà, della giustizia sociale nel nostro Paese.

Livia Turco

1980, un anno spartiacque

(intervento all’iniziativa “Il contesto locale, nazionale e internazionale della strage di Bologna”, Bologna, 30 luglio 2021)

Alexander Höbel

1. Nel quadro di una discussione davvero ricca sulla strage di Bologna e sul suo contesto ottimamente coordinata e introdotta da Sergio Caserta, prendendo la parola dopo le documentate e stimolanti relazioni di Cinzia Venturoli sulle acquisizioni più recenti dell’inchiesta e del processo sulla strage, e di Francesco M. Biscione sulla strategia della tensione e i suoi addentellati col ruolo della criminalità organizzata (ai quali si aggiungeranno poco dopo gli importanti interventi di Paolo Bolognesi e Mirco Dondi), ho scelto di incentrare il mio contributo sul contesto, sul 1980 come anno spartiacque, le cui caratteristiche forse aiutano a capire meglio i motivi di quella strage efferata.

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