Carissimo Paolo,
il saluto che ti porto in questo giorno triste non è solo mio personale, ma è anche il saluto di quella associazione Futura Umanità che tu hai voluto e fondato, che hai diretto come presidente con tanto impegno e di cui sei stato fino all’ultimo – e lo sarai sempre – il presidente onorario. Hai concepito l’associazione, finalizzata a difendere e divulgare la storia e la memoria del Pci, come strumento per portare ancora avanti, dopo tante battaglie, quell’impegno politico e culturale che ha segnato tutta la tua vita.
Bertolt Brecht scrisse una volta: «Ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi, altri che lottano un anno e sono più bravi, ci sono quelli che lottano più anni e sono ancora più bravi, però ci sono quelli che lottano tutta la vita: essi sono gli imprescindibili». Ecco, tu sei stato un imprescindibile. Il tuo impegno non si è fermato mai, ha coinciso con la tua stessa vita.
Grazie all’associazione, e a Guido Liguori che ci mise in contatto, ho avuto la possibilità e il privilegio di conoscerti. Prima, avevo letto alcuni tuoi libri, assistito a un paio di presentazioni, e mi aveva molto colpito il tuo argomentare, lucido, preciso, chiaro. Ricordo la chiacchierata iniziale, al tavolino di un bar nei pressi del Pantheon, in cui mi parlasti a lungo del progetto di Futura Umanità. E poi, il costituirsi dell’associazione, le prime iniziative, il bel convegno su Togliatti al Teatro dei Servi, e poi tante altre; i primi libri curati dal nostro collettivo. Il tuo stile di direzione era rigoroso e preciso, detestavi il pressapochismo, la sciatteria, la superficialità. E ogni volta, quindi, nel rallegrarci dei successi, ci inducevi a considerare anche i limiti, le cose che non avevano funzionato, in modo da fare meglio la prossima volta. E poi, l’idea e la pratica del lavoro collettivo, la valorizzazione di tutte le energie.
Ogni tanto, tra una iniziativa e l’altra o nei momenti conviviali, ci raccontavi momenti della tua lunghissima esperienza politica. La Conferenza mondiale dei partiti comunisti del ’57, a Mosca: tu eri lì per studiare Economia e facesti da traduttore simultaneo, a pochi metri di distanza da Mao, Krusciov, Togliatti; l’esperienza di direzione del partito a Latina, dove ti volle Berlinguer (e ci raccontavi che ci eri andato con lui alla guida di una 500), con la lotta per abolire le zone salariali; il Pci assediato nella Roma degli anni ’70; e poi, il viaggio in Urss e in Corea del Nord al fianco di Ingrao, coi monologhi di Ponomarëv e Ingrao sempre più spazientito. Attraverso i tuoi racconti, incrociavamo la grande politica e una grande storia, ma il tono era leggero, ironico, a volte scherzoso.
E poi, anche se è stata la passione e l’impegno di tutta la tua vita, non amavi solo la politica. Ti piacevano i libri antichi, amavi molto alcuni autori: non solo Marx e Togliatti o Berlinguer, ma anche un poeta come il Belli; ne conoscevi a memoria moltissime poesie, e ogni tanto, con la tua inconfondibile cadenza, ce le recitavi, lasciandoci a bocca aperta. Ecco, oltre all’impegno e al rigore, c’erano anche questi momenti, che facevano emergere il tratto più profondamente umano della tua personalità.
Caro Paolo, ti abbiamo voluto bene e tu ne hai voluto a noi. Ci hai onorato della tua amicizia e ci hai insegnato tante cose. Te ne saremo sempre grati e porteremo sempre con noi il tuo ricordo. Cercheremo, coi nostri limiti, di portare avanti il lavoro avviato.
Intanto, in questi giorni dolorosi e tristi, siamo vicini con grande affetto a Cicci, la compagna della tua vita, ai tuoi figli, ai tuoi familiari.
Addio, caro Paolo, carissimo compagno, e grazie ancora per la tua vita esemplare di comunista non pentito.