PAOLO CIOFI ci ha lasciati. La sua forte fibra è stata vinta non dai quasi 90 anni (era nato nel 1935) ma dall’aver contratto una seconda volta il covid, non molti giorni fa.
La scomparsa di Paolo mi rattrista profondamente.
Pur avendolo conosciuto solo 15 anni fa, abbiamo fatto tante cose insieme, anche momenti conviviali e divertenti, spesso con la moglie, la carissima Cicci Salinari.
Ricordo ancora quando mi diede appuntamento in un bar di Termini per parlarmi di una idea che aveva avuto, e che sarebbe diventata “Futura Umanità. Associazione per la storia e la memoria del Pci”.
Ricordo l’antologia berlingueriana fatta insieme, i tanti convegni, le molte riunioni per prepararli. E i suoi libri, le relazioni, gli articoli su Critica Marxista. E i suoi racconti fantastici di un tempo che non c’è più. L’arresto da ragazzo, subito dalla polizia di san De Gasperi. L’espatrio clandestino (gli avevano ritirato il passaporto) per andare a studiare a Mosca: tanto clandestino da non poterlo dire nemmeno alla fidanzata!
E poi i malintesi con l’organizzazione comunista in Svizzera, che lo costrinsero a passare una notte all’aperto, su una panchina, senza soldi e appoggi. O quando si trovò ad accettare su due piedi la richiesta (fatta da Berlinguer, segretario del Lazio) di andare a fare il Segretario di Federazione a Latina, e vi iniziò poi le lotte contro le gabbie salariali (quanto ancora lo rispettavano e amavano i vecchi compagni delle zone rosse intorno al nero Agro pontino!).
O i fatti drammatici di Roma quando dirigeva la Federazione (e non aveva deciso lui di mandare Lama a comiziare). E la lotta contro la fine del Pci.
Soprattutto ricordo la sua voglia di essere sempre e comunque comunista, di continuare a lottare per il superamento del capitalismo, a cercare “il socialismo nella liberta”.
Ciao Paolo. Che tristezza…