Maurizio Acerbo

Ho appena appreso la notizia della morte dell’amico e compagno Paolo Ciofi.

Era stato uno dei dirigenti del Pci più vicino a Enrico Berlinguer e, a Roma, a Luigi Petroselli.

Nonostante l’età, non ha mai rinunciato alla lotta e alla battaglia culturale con libri, articoli, convegni. Da dirigente comunista della sua generazione univa enormi capacità organizzative all’abitudine alla riflessione, all’approfondimento, allo studio.

Non si rassegnava alla liquidazione della storia e della cultura politica che era stata alla base della costruzione del più forte partito comunista del mondo occidentale.

Per questo fu promotore dell’associazione Futura Umanità.

Paolo è stato sempre al fianco di Rifondazione Comunista e ha sostenuto i tentativi di costruire una soggettività unitaria della sinistra alternativa al neoliberismo.

Era convinto dell’attualità del progetto di Berlinguer di un nuovo socialismo e si è prodigato per anni per farne conoscere il pensiero e difenderlo dalle deformazioni di chi aveva deciso di sciogliere il Pci per approdare a lidi moderati e spesso antitetici rispetto a quella storia.

Con i suoi interventi e i suoi libri cercava invece di attualizzare l’eredità della originale storia del comunismo italiano.

Per questo sosteneva e argomentava la necessità di ricostruire la sinistra proprio a partire da un programma concreto di attuazione della Costituzione, riproponendo la prospettiva italiana e europea di una via democratica al socialismo.

Con pacatezza berlingueriana Paolo sottolineava che la sinistra non poteva che essere anticapitalista e espressione organizzata della classe lavoratrice.

Per questo contrastò con nettezza tutte le “riforme” antipopolari e neoliberiste promosse dal centrosinistra.

La sinistra perde un compagno generoso e indomabile che, come Citto Maselli, era rimasto forever young.

Da tempo mi mancavano le sue telefonate e i suoi inviti a fare il punto sulla situazione politica.

Paolo non mi ha mai fatto mancare la sua amicizia, il suo consiglio e i suoi suggerimenti sempre lucidi e appassionati. Era una miniera di aneddoti direttamente vissuti e di racconti, dalla Mosca degli anni ’50 fino alla missione in Corea con Ingrao per incontrare Kim Il Sung. Ma soprattutto mi colpivano i suoi ricordi di lavoro politico tra i lavoratori, nei quartieri, nelle campagne. 

Alla moglie Cicci Salinari e ai suoi figli il mio più sentito cordoglio a nome anche di tutte le compagne e i compagni di Rifondazione.