Piero Di Siena

Con Paolo Ciofi scompare uno dei più importanti dirigenti del Pci, tra quelli che avevano avuto sin dagli anni giovanili un rapporto fortissimo con lo sviluppo su scala mondiale del campo socialista del secolo scorso, con una lunga esperienza alla guida di importanti organizzazioni a livello intermedio del partito in momenti molto complessi, dalla federazione di Latina al comitato regionale del Lazio, nelle istituzioni regionali e nel Parlamento nazionale.

Ma Paolo è stato, dopo lafine del Pci, al cui scioglimento si oppose con grande determinazione, uno dei pochi che si applicò a esplorare nuove strade capaci di aprire, sul piano teorico e pratico, una nuova stagione della lotta per la transizione al socialismo, obiettivo di fatto abbandonato dalla sinistra postcomunista in tutte le sue componenti.

Da questo assillo sono animati i suoi studi tesi ad individuare nella lotta per la completa applicazione dei principi della prima parte della Costituzione italiana una rinnovata riproposizione di una via democratica al socialismo, e quelli dedicati alla valorizzazione di aspetti nodali ma spesso trascurati del pensiero marxiano, quali la teoria della caduta tendenziale del saggio di profitto liberata dalle sue implicazioni crolliste e il rapporto tra capitale e lavoro in quanto insopprimibile legame sociale di due componenti destinate a convivere anche in una società socialista sia pure a parti invertite nel rapporto egemonico dell’una sull’altra.

E’ questa, a mio parere, l’eredità di Paolo che guarda al futuro e che una sinistra nuova deve saper raccogliere, riproponendo come suo obiettivo strategico una nuova e inedita transizione a una nuova società fondata sull’integrale liberazione del genere umano dalle sue catene.