Per una civiltà più avanzata, la democrazia, il socialismo

Dieci domande di Corrado Morgia a Paolo Ciofi

Prima. Tu provieni da una famiglia di comunisti, tuo padre infatti era un dirigente del Pci. Questa condizione ha facilitato la tua adesione al partito? E comunque quali sono stati i motivi principali che ti hanno spinto alla militanza?

«I princìpi di libertà e di giustizia sono sempre stati fondamentali in famiglia. E questo sicuramente ha facilitato la mia adesione al Pci. Mio padre, che aveva partecipato alla seconda guerra mondiale su vari fronti, si iscrisse al partito in una cellula organizzata dai prigionieri italiani nel campo di concentramento ad El Alamein dopo la vittoria degli inglesi. Io, seguendo quei principi di libertà e giustizia, ho aderito alla Federazione giovanile comunista e al Pci negli anni cinquanta: anni bui di povertà, ignoranza e repressione anticomunista. Era il tempo in cui il ministro degli Interni Scelba sosteneva che la Costituzione è «una trappola». E la mia professoressa di storia al liceo mi domandava se quel tale di nome Engels fosse un critico della nouvelle vague.»

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La scomparsa di Valentino Parlato

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Il cordoglio e l’omaggio di Futura Umanità Associazione per la storia e la memoria del PCI

Politico, giornalista, comunista. È certamente “anomala”, cioè straordinaria, la storia di Valentino Parlato che ci ha lasciato ieri il 2 maggio, a 86 anni. Comunista per tutta la vita. E mai pentito. Tra i fondatori del Manifesto, di cui fu quattro volte direttore (fino al 2010, quando lasciò il testimone a Norma Rangeri, tuttora in carica), Valentino Parlato ha iniziato la sua militanza in Libia, a Tripoli, dove era nato (7 febbraio 1931). E proprio perché comunista, nel 1951 dalla Libia viene espulso e in seguito si trasferisce a Roma.

Redattore dell’Unità e di Rinascita, funzionario di partito ad Agrigento, membro del Comitato Centrale, stretto collaboratore di Giorgio Amendola; nel giugno 1969, con Rossana Rossanda, Luciana Castellina, Aldo Natoli, Luigi Pintor, fonda Il Manifesto.

Fortemente e apertamente critico nei confronti del Pci, colpevole ai suoi occhi di non condannare l’intervento sovietico in Cecoslovacchia, nel novembre dello stesso anno viene radiato dal partito.

Per gli anni che seguiranno, quasi mezzo secolo, lui continuerà a combattere, comunista eretico e fedele. Per sempre. Il suo ultimo impegno è stato nella battaglia referendaria per la difesa della Costituzione, aderendo fin da subito, fin dalla prima uscita pubblica nel gennaio del 2016, al Comitato per il No.

“La rivoluzione non russa”, è il titolo del suo libro uscito nel 2012 sui grandi quaranta anni di vita del Manifesto; ma nell’ultima recentissima intervista si dichiara «sgomento davanti a questa sinistra che non riconosce più se stessa nemmeno allo specchio». E tuttavia nell’ultimo editoriale, scritto sul Manifesto pochi giorni prima della scomparsa, scrive: «Non possiamo non tener conto di quel che nel mondo sta cambiando; dobbiamo studiarlo e sforzarci di capire, sarà un lungo lavoro e non mancheranno gli errori, ma alla fine un qualche Carlo Marx arriverà».

L’Associazione Futura Umanità porge il suo cordoglio e il suo commosso omaggio.

Futura Umanità si unisce al dolore per la scomparsa di Alfredo Reichlin

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Con Alfredo Reichlin scompare uno dei dirigenti “storici” del Pci. Avrebbe compiuto 92 anni il prossimo 26 maggio.

Era nato a Barletta, dove il nonno paterno, svizzero, aveva impiantato ai primi del ‘900 una fabbrica per l’estrazione del tannino dalle vinacce.

Molto importante per la sua formazione politica fu l’amicizia con i due fratelli Pintor, Giaime e Luigi, nonché la partecipazione alla lotta di Liberazione (nei GAP) grazie ad un altro amico e compagno di gioventù, Lucio Lombardo Radice. Fu tra i giovani intellettuali che Togliatti “reclutò” tra i suoi collaboratori per la costruzione del “partito nuovo”. Al Pci si era iscritto nel 1946. Diresse per sei anni l’Unità (a partire dal 1958) e per altrettanti anni (dal 1962 al 1968) fu alla guida del Partito in Puglia, misurandosi con le difficili emergenze legate alla “questione meridionale”. Eletto alla Camera dei Deputati nel 1968, è stato parlamentare per sette legislature. Entrato a far parte della Direzione del Partito, fu tra i più stretti collaboratori di Enrico Berlinguer, soprattutto per le politiche economiche. Dopo lo scioglimento del Pci, ha fatto parte del PDS, poi dei DS e infine del PD.

L’Associazione Futura Umanità rende il suo omaggio partecipe e commosso al ricordo del combattente antifascista e del dirigente comunista.

NO. Una vittoria che chiama la sinistra

Articolo di Paolo Ciofi

È stata una grande vittoria della democrazia, e dunque della Costituzione, che fonda sul lavoro e non sul capitale la Repubblica italiana. Un punto da non dimenticare mai, perché si tratta di una conquista di portata storica che gli emissari del capitale vorrebbero in ogni modo rottamare. Questa, al fondo, è stata la vera materia del contendere. La controriforma Renzi-Boschi, che il popolo italiano ha avuto il coraggio e la forza di cancellare nonostante una campagna che ha seminato divisioni, paure e ricatti, tendeva precisamente a conformare l’ordinamento costituzionale sugli interessi dell’oligarchia finanziaria. E quindi a sterilizzare i diritti, trasformandoli in concessioni e bonus nella disponibilità di chi detiene il potere. Aver respinto questo tentativo di retrocessione storica, che riporta il lavoro da fondamento della Repubblica su cui si innalzano i principi di libertà e uguaglianza a pura variante del mercato, e di conseguenza le persone che per vivere devono lavorare a merci in vendita al minor prezzo per chi le compra, è stato uno straordinario successo da non sottovalutare, che lascia aperta la prospettiva di un possibile cambiamento. Continua a leggere “NO. Una vittoria che chiama la sinistra”