Il socialista che non trovò mai il socialismo

La bella politica di una generazione che non c’è più

Di Giovanni Princigalli1

Nel 1964, esattamente 60 anni fa, nasceva il Partito Socialista di Unità Proletaria, il PSIUP. Fu fondato dalle due principali correnti della sinistra del PSI: quella morandiana guidata da Tullio Vecchietti e quella più piccola capeggiata da Lelio Basso. La prima era d’ispirazione marxista-leninista, la seconda s’ispirava al marxismo rivoluzionario e libertario di Rosa Luxemburg.

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In memoria di Marisa Rodano

di Corrado Morgia

[Pubblichiamo uno scritto di Corrado Morgia in memoria di Marisa Rodano e un’intervista che lei stessa rilasciò allo stesso Morgia nel novembre 2021 e in seguito pubblicata sul numero 2/3 di Critica Marxista nel 2022.]

Ho conosciuto Marisa Rodano a metà degli anni Settanta, quando oltre ad essere consigliere provinciale a Roma, collaborava con Giuseppe Chiarante alla Consulta Nazionale della Scuola, organismo della direzione nazionale del Pci, al quale venivo invitato in quanto giovane insegnante e responsabile della commissione scuola della federazione romana del partito. Marisa era una compagna che incuteva un certo timore reverenziale, perché in molti conoscevamo, almeno in parte, la sua biografia, così densa di eventi, di impegni e di imprese, tanto da rappresentare un esempio perfetto di comunista italiana, esponente di quel “partito nuovo” che Togliatti aveva costruito a partire dal suo ritorno in Italia nel 1944. Marisa personificava quindi un modello, di serietà, di competenza, di militanza, di disciplina, di attaccamento al partito senza riserve, per cui si fa quello che il partito dice e si va dove il partito vuole. Naturalmente questo non significa che non si discutesse, viceversa si parlava tanto, a lungo e anche polemicamente, sia pure in modo disciplinato e rispettoso del centralismo democratico. Si dibatteva non solo sulle questioni di politica generale, ma anche su temi più settoriali, pure se importanti, come la politica universitaria e scolastica, di cui si occupavano altri autorevolissimi compagni, e compagne, tra cui ricordo Mario Alighiero Manacorda, Lucio Lombardo Radice, Alberto Alberti, Marino Raicich, Luciana Pecchiol, Bice Chiaromonte, Gabriele Giannantoni e Giovanni Berlinguer, tutte personalità forti, con un loro pensiero autonomo e che non sempre coincideva con la linea del partito, cosa che naturalmente suscitava dispute spesso elevatissime, in cui le riflessioni di Gramsci sulla scuola, e sulla cultura in genere, rappresentavano un punto di riferimento per tutti e tutte. Devo aggiungere che Chiarante, e la stessa Rodano, avevano una grande capacità di elaborazione e quindi di direzione e questo stimolava noi compagni di base a produrre analisi, a organizzare a nostra volta gli insegnati comunisti e a batterci per la “riforma della scuola”, forti di un bagaglio di idee, di proposte, di studi che fosse stato realizzato, anche solo limitatamente, avrebbe salvato la scuola italiana, attualmente alla deriva, sempre più nelle mani di ministri inadeguati, se non addirittura conservatori e reazionari, e quindi in condizioni deprimenti, malgrado il sacrificio personale, di tanti insegnanti, donne e uomini, che fanno ancora il loro lavoro con dedizione e sacrificio.

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