Il socialista che non trovò mai il socialismo

La bella politica di una generazione che non c’è più

Di Giovanni Princigalli1

Nel 1964, esattamente 60 anni fa, nasceva il Partito Socialista di Unità Proletaria, il PSIUP. Fu fondato dalle due principali correnti della sinistra del PSI: quella morandiana guidata da Tullio Vecchietti e quella più piccola capeggiata da Lelio Basso. La prima era d’ispirazione marxista-leninista, la seconda s’ispirava al marxismo rivoluzionario e libertario di Rosa Luxemburg.

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Giacomo Princigalli. Un ricordo

di Giorgio Mele*

Quando Achille Occhetto alla Bolognina annunciò che il Pci sarebbe sparito cambiò in primo luogo la storia italiana, niente sarebbe rimasto come prima sotto tuti i punti di vista, storico, politico, sociale, culturale, simbolico, sentimentale. Scompariva una comunità che aveva costruito la democrazia italiana tra mille avvenimenti e pericoli.

Ma il primo vero mutamento avvertibile subito dopo l’annuncio di Occhetto riguardò i rapporti tra i compagni. Amicizie, collaborazioni, solidarietà, amori vennero investiti da questo terremoto. Ricordo la prima discussione molto accesa sotto Botteghe oscure davanti alla libreria Rinascita con una compagna con cui avevamo lavorato insieme per 20 anni. E poi tante altre discussioni, litigate. Fino ad allora i rapporti tra compagni e compagne erano caratterizzati da collaborazioni senza rigidità anche in presenza di posizioni diverse. Dopo quel dodici novembre 1989 si crearono inevitabilmente gli schieramenti pro e contro la proposta del segretario i rapporti interni anche personali si ridefinirono, scomponendosi e ricomponendosi su un altro livello.

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