
A. Gramsci, Il congresso di Tours, in “L’Ordine Nuovo”, 4 gennaio 1921.
Non si può comprendere il significato e la portata del Congresso di Tours se la lotta delle tendenze nel Partito socialista non viene collocata nel quadro generale del movimento operaio e contadino di Francia. Il Congresso di Tours è strettamente legato allo sciopero del 1 maggio scorso: i suoi risultati sono un indice della disposizione delle masse popolari verso gli organismi dirigenti del movimento sindacale, che in occasione dello sciopero e nei riguardi delle sue immediate conseguenze, si atteggiarono nei modi e nelle forme che sono note
Il Comitato della Terza Internazionale, i cui due segretari Loriot e Souvarine sono in carcere dal maggio, accusati di complotto contro la sicurezza dello Stato, ha visto la grandissima maggioranza dei mandati riversarsi a favore della sua mozione. Il Comitato della Terza Internazionale, che rappresenta il nucleo fondamentale e solido del nuovo partito comunista, non ha esitato un istante a prendere posizione netta e chiara contro i funzionari confederali e i deputati socialisti che nello sciopero del maggio hanno tradito la classe operaia francese. La politica comunista della Terza Internazionale ha avuto la virtù di comporre i dissidi tra “sindacalisti” e “socialisti”; purificati della loro ideologia sindacalista, i leaders rivoluzionari della Confederazione intrapresero un’opera assidua e sistematica di organizzazione e di propaganda che non tardò a dare i suoi frutti, tanto più rapidi e intensi in quanto la politica opportunista e traditrice del Comitato confederale ha ridotto gli effettivi sindacali da 2 milioni e mezzo di aderenti a 600000, e quindi ha reso più importante la massa più consapevole di operai e contadini inscritti anche al partito politico. La vittoria di Tours è vittoria del comitato della Terza Internazionale, e prelude alla vittoria che i rivoluzionari otterranno nella Confederazione anche prima del congresso, per la conquista successiva delle Camere del lavoro e delle Unioni provinciali.
Il Congresso di Tours ha un profondo significato oltre che per la classe operaia, anche per la classe contadina. Il fatto che la maggioranza delle sezioni rurali ha votato per la Terza Internazionale e per una maggiore omogeneità e un maggiore accentramento rivoluzionario del partito può essere interpretato come fenomeno di impulsività solo da chi non vuol vedere quanto sia grande la crisi che decompone la vecchia struttura della Società francese. La leggenda della Francia, paese di piccoli proprietari, non ha più consistenza alcuna. Il disgregamento delle vecchie forme economiche era già arrivato a una fase acuta fin dall’anteguerra e ne erano prova le frequenti agitazioni in massa della classe contadina. Queste cifre, che si riferiscono al 1913, danno un indice esatto delle condizioni della distribuzione della proprietà in Francia, condizioni che sono state enormemente rincrudite dalla guerra, in quanto la guerra ha determinato un drenaggio della ricchezza nelle casseforti dei pochi: – nel 1913, se la ricchezza globale francese fosse stata rappresentata dalla cifra 1000 e il numero dei cittadini giuridicamente capaci di possedere anch’esso dalla cifra 1000, si sarebbero avuti: 470 francesi, cioè il 47 per cento della popolazione, senza proprietà, 406 francesi proprietari di 120 unità, cioè il 40 per cento della popolazione composto di piccolissimi proprietari, 85 francesi, cioè l’8,5 per cento della popolazione, proprietari di 400 unità e 4 francesi, cioè il 4 per cento della popolazione, proprietari di 470 unità. La peggiorata condizione economica della classe dei contadini poveri in conseguenza della guerra e della bancarotta economica generale, spiega sufficientemente lo slancio rivoluzionario delle classi rurali rivelatosi nel Congresso di Tours.
Ma il Congresso di Tours, oltre che per il suo significato generale nel quadro del movimento rivoluzionario francese, ha un significato importantissimo nei quadri del movimento rivoluzionario che si riassume nell’organizzazione dell’Internazionale Comunista.
Bisogna, per dare un giudizio esatto dei risultati del Congresso, tener conto di questo fatto: che la maggioranza del congresso non ha ancora nessun legame ufficiale con l’Internazionale Comunista, che il nuovo Partito non è ancora ammesso nell’organizzazione di Mosca. Il nuovo partito domanda di essere accettato, dopo essersi scisso dai riformisti e dai centristi: il taglio è così netto che rimane fuori Longuet, e rimane fuori Paul Faure, che pure si era recato ad Imola nel 1919, dopo il Congresso di Bologna, e aveva filato l’idillio dell’internazionalismo comunista con alcuni dei maggiori esponenti dell’attuale unitarismo italiano. Il fatto importante del Congresso di Tours è appunto questo: che il partito favorevole all’adesione ha conquistato un notevolissimo grado di omogeneità, e che nel suo seno il nucleo originariamente comunista, il nucleo rappresentato dall’organizzazione che si accentra nel comitato della Terza Internazionale, ha acquistato una decisa preponderanza.
Perciò, la votazione di Tours non è vittoria né di Cachin, né di Frossard: è vittoria dei comunisti, è vittoria della classe rivoluzionaria degli operai e contadini di Francia, che stanno disarticolando la burocrazia sindacale opportunista e traditrice, che, staccandosi dai più popolari oratori della demagogia parlamentare, hanno dimostrato di voler decisamente scendere nel campo della lotta per la rivoluzione mondiale.