Il seguente articolo è stato già pubblicato su “il manifesto” del 20 marzo 2025. L’articolo è reperibile al seguente link.
La libertà di pensiero è una delle massime conquiste della modernità, scrive Gramsci in una nota dei Quaderni del carcere da cui trae origine un nuovo tipo di filosofo, il «filosofo democratico», cioè (il) filosofo convinto che la sua personalità non si limita al proprio individuo fisico, ma è un rapporto sociale attivo di modificazione dell’ambiente culturale».
Carlos Nelson Coutinho (1943 – 2012), studioso brasiliano specialmente del comunista sardo, è stato un tipico filosofo democratico nel senso gramsciano dell’espressione e se ne ha conferma leggendo nove suoi saggi raccolti in un prezioso volume e curati da Guido Liguori e Alvaro Bianchi (C. N. Coutinho, Scritti gramsciani, Bordeaux, pp. 225, euro 20).
In occasione del 60° anniversario della morte di Palmiro Togliatti, per ricordare il grande dirigente comunista scomparso a Jalta nel 1964, pubblichiamo in questi giorni alcuni scritti dedicati al suo pensiero e alla sua opera.
Il seguente articolo è di Lelio La Porta ed è stato pubblicato su“il manifesto” il 21 agosto scorso
Il 21 agosto ricorre il 60° anniversario della morte di Palmiro Togliatti avvenuta ad Artak vicino Yalta il 21 agosto del 1964. Ancora oggi i suoi discorsi alla Costituente possono indurre ad un momento di riflessione intorno al senso e al significato della nostra Costituzione, oggi in grande pericolo (P. Togliatti, Discorsi alla Costituente. Un’antologia, prefazione di E. Berlinguer, introduzione di A. Natta, a cura di L. La Porta, Editori Riuniti, Roma, 2021), così come gli eventi della vita del segretario comunista, dal 1944 alla morte, sono l’oggetto del volume di Corrado Morgia, in uscita per i tipi dell’editore Bordeaux di Roma, intitolato Togliatti, Una biografia (1944-1964). Togliatti nacque a Genova nel 1893 e nel 1911 partecipò al concorso, che vinse, bandito per gli studenti delle Provincie dell’ex Regno di Sardegna per l’assegnazione di una borsa di studio dell’Università di Torino; allo stesso concorso partecipò Antonio Gramsci e la loro amicizia iniziò allora e si consolidò attraverso scelte comuni: l’iscrizione al Partito socialista, la collaborazione al «Grido del popolo» e all’«Avanti!», la fondazione, con Tasca e Terracini, dell’«Ordine Nuovo», per il quale curò dapprima la rubrica «La battaglia delle idee», divenendone, al momento della fondazione del Pcd’I nel 1921 e della trasformazione del settimanale in quotidiano, il caporedattore.
Pubblichiamo la recensione di Lelio La Porta al volume di Guido Liguori “Nuovi sentieri gramsciani ” (Bordeaux edizioni), apparsa su “il manifesto” il 23 aprile 2024.
Percorrere il pensiero e l’opera di Antonio Gramsci significa incamminarsi lungo un sentiero la cui asperità è tale che raggiungere l’obiettivo dell’ampliamento della conoscenza e dell’approfondimento delle categorie del marxista sardo corrisponde a quello che sosteneva Seneca nel suo Hercules furens: «non esiste alcuna via semplice dalla terra alle stelle». È necessario, perciò, dotarsi, per affrontare un sentiero, anzi, più sentieri così complessi di un metodo (proprio nel senso etimologico del termine, ossia avere un’indicazione di direzione) appropriato, un metodo suggerito dallo stesso Gramsci quando, riferendosi a Marx ma in realtà parlando di se stesso, scriveva che «La ricerca del leitmotiv, del ritmo del pensiero in isviluppo, deve essere più importante delle singole affermazioni casuali e degli aforismi staccati». A questo metodo fa esplicito riferimento Guido Liguori nella Premessa del suo ultimo lavoro (G. Liguori, Nuovi sentieri gramsciani, Bordeaux, Roma, 2024, pp. 291, €.20,00) nella quale si legge: «per capire Gramsci bisogna affidarsi in primo luogo a una attenta ermeneutica dei testi (di tutti i testi gramsciani) che non lasci spazio ai voli pindarici, all’estrapolazione dei concetti, alle deduzioni non fondate anche se spesso comode perché in accordo con lo spirito del tempo».
Pubblichiamo la recensione di Guido Liguori, apparsa il 27 aprile su “il manifesto”, in merito al volume di scritti gramsciani dell’anno “1918”, curato da Leonardo Rapone e Maria Luisa Righi, uscito nell’ambito della “Edizione nazionale degli scritti di Antonio Gramsci”.
«La libertà economica si dimostrò subito dottrina di classe: gli strumenti di produzione, pur circolando, rimasero proprietà di una minoranza sociale; il capitalismo fu anch’esso un privilegio di pochi, che tendono a diventar sempre più pochi, accentrando la ricchezza per sottrarsi cosi alla concorrenza col monopolio. La maggioranza dei diseredati cerca allora nell’associazione il mezzo di resistenza e di difesa dei propri interessi. Le libertà, concepite solo per l’individuo capitalista, devono estendersi a tutti… Le associazioni proletarie educano gli individui a trovare nella solidarietà il maggiore sviluppo del proprio io». Il brano è tratto da un articolo gramsciano del 9 marzo 1918, che testimonia di alcuni dei motivi più originali presenti nel Gramsci degli anni torinesi: un’idea di libertà nella solidarietà che viene posta alla base dell’alternativa socialista a un capitalismo che aveva tradito anche le sue stesse premesse e promesse liberali. L’articolo si intitola Individualismo e collettivismo, ed è ora riproposto nel nuovo volume pubblicato nell’ambito dell’«Edizione nazionale degli scritti di Antonio Gramsci», dedicato agli scritti del 1918: Scritti (1910-1926), vol. 3: 1918, a cura di Leonardo Rapone e Maria Luisa Righi (Istituto della Enciclopedia italiana, 2024, pp. 1004, euro 70).
Divano. La rubrica settimanale di arte e società de “Il Manifesto” (9 giugno 2023). A cura di Alberto Olivetti
Nel 1968 Luigi Longo, segretario del Partito comunista italiano, aprì al movimento studentesco e condannò l’intervento del Patto di Varsavia in Cecoslovacchia. Proprio nell’autunno del 1968 Longo fu colpito da una malattia che ne ridusse le forze. Ai cinque anni della ‘piena’ segreteria di Longo, dalla successione a Togliatti nel 1964 al XII Congresso del PCI nel 1969 a Bologna (quando verrà affiancato da Enrico Berlinguer eletto alla vicesegreteria), Alexander Höbel ha dedicato uno studio assai ricco e puntuale, Il PCI di Luigi Longo.