Dopo Stalin. Togliatti e il movimento comunista internazionale dal 1956 al Memoriale di Jalta

Di Alexander Höbel

Il 21 agosto prossimo ricorre il 60° anniversario della morte di Palmiro Togliatti. Per ricordare il grande dirigente comunista scomparso a Jalta nel 1964 pubblichiamo in questi giorni alcuni scritti dedicati al suo pensiero e alla sua opera.

Il saggio di Alexander Höbel che pubblichiamo è contenuto nel volume “Togliatti e la democrazia italiana” (Editori Riuniti, 2017) a cura dello stesso autore.

1. I traumi e le innovazioni del 1956

Palmiro Togliatti non è stato solo il leader storico del Partito comunista italiano, il teorico e il principale esponente della via italiana al socialismo. È stato anche un dirigente del movimento comunista internazionale nel suo complesso, e in tale quadro andrebbe ripensato il suo straordinario e originale contributo. Questa considerazione riguarda tutta la vita di Ercoli – per citare il nome di battaglia usato negli anni della clandestinità e della guerra –, e dunque anche il ventennio postbellico, allorché Togliatti, da Segretario generale del Pci, pose al centro della sua azione la costruzione del “partito nuovo” e gli sforzi per avviare una “via italiana al socialismo”.

In particolare nell’ultima fase della sua vita, allorché una serie di segnali preoccupanti sullo stato del movimento comunista e dei paesi socialisti andavano emergendo, la riflessione di Togliatti sul quadro mondiale e sulle sorti del movimento comunista internazionale si fece stringente. È un impegno che investe nodi essenziali della sua elaborazione, e al tempo stesso indica una ferma volontà di dare ancora una volta un contributo alla propria parte intesa come movimento mondiale, sia pure articolato per paesi e aree con storie ed esigenze diverse.

(Il testo completo del saggio è consultabile in allegato)