Miti e contromiti

Giovedì 26 giugno, ore 18:30, presso l’Associazione Enrico Berlinguer a Roma (Viale Opita Oppio, 24) in collaborazione con Futura Umanità. Associazione per la storia per la memoria del PCI, si terrà la presentazione del libro “Miti e Contro miti. L’Urss nella seconda guerra mondiale”, di Vladimir Mendinskij.
Intervengono Raffaele Agata, Alexander Höbel, Sandro Teti.

PER LA VERA SICUREZZA

Sergio Gentili

L’aggressione di Netanyahu all’Iran mette tutto il mondo in pericolo.

Il governo israeliano esercita la licenza di uccidere e bombardare chiunque e dovunque con la solita e logora scusa di essere minacciato. Con metodo terroristico assassina nelle loro case cittadini di altri paesi. Le regole del diritto internazionale sono da Israele calpestate perché esercita metodi terroristici che non possono essere legittimati. Il pericolo è per tutti: ogni cittadino se non corrisponde ai voleri del più forte militarmente può essere assassinato così ogni paese può essere bombardato.


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Il destino dell’uomo: una riflessione filosofico-politica

Di Lelio La Porta

(Il seguente articolo di Lelio La Porta è stato già pubblicato sul sito Parliamo di Socialismo, il 9 aprile scorso)

L’ultima pagina del romanzo che Italo Svevo pubblica nel 1923 (la prima guerra mondiale si è conclusa da cinque anni) sembra essere quasi una profezia di quello che accadrà il 6 e il 9 agosto del 1945 a Hiroshima e Nagasaki quando i bombardieri statunitensi sganciarono sulle due città nipponiche due bombe atomiche con l’obiettivo di porre fine al secondo conflitto mondiale, o meglio, visto che la Germania nazista si era arresa a maggio, di chiudere i conti con il Giappone, peraltro già in ginocchio, mostrando i muscoli atomici all’Urss:

Ma l’occhialuto uomo, invece, inventa gli ordigni fuori del suo corpo e se c’è stata salute e nobiltà in chi li inventò, quasi sempre manca in chi li usa. Gli ordigni si comperano, si vendono e si rubano e l’uomo diventa sempre più furbo e più debole. Anzi si capisce che la sua furbizia cresce in proporzione della sua debolezza. I primi suoi ordigni parevano prolungazioni del suo braccio e non potevano essere efficaci che per la forza dello stesso, ma, oramai, l’ordigno non ha più alcuna relazione con l’arto. Ed è l’ordigno che crea la malattia con l’abbandono della legge che fu su tutta la terra la creatrice. La legge del più forte sparì e perdemmo la selezione salutare. Altro che psico-analisi ci vorrebbe: sotto la legge del possessore del maggior numero di ordigni prospereranno malattie e ammalati.
Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli. Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po’ più ammalato, ruberà tale esplosivo e s’arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie1.

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Rinnovare la democrazia: oltre la forma, dentro la prassi

Riflessione gramsciana sul senso e il vuoto del referendum disertato

Tiziano Bordoni

C’è un articolo di Gramsci, noto e sempreverde, che torna a bruciare nelle coscienze di chi
ha a cuore non solo la storia, ma il presente e il futuro del movimento operaio. “Il suffragio
universale”, pubblicato nel 1919 su L’Ordine Nuovo, smaschera con lucidità la vacuità di
una democrazia puramente formale, inchiodando la borghesia liberale alla sua
contraddizione più profonda: quella di voler apparire progressista mentre depotenzia ogni
effettiva partecipazione popolare.
Oggi, a distanza di oltre un secolo, quelle parole sembrano scritte ieri. Il recente referendum
sui diritti del lavoro – nella sua marginalizzazione mediatica e nel livello partecipativo
drammaticamente basso – ci parla di una crisi profonda, non solo della rappresentanza, ma
anche della coscienza collettiva e dell’organizzazione politica.

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