Antifascismo, una storia da raccontare. Progetto dedicato alla memoria di Gianni Marchesini.

Domani, 25 gennaio 2025, alle ore 17:30, si terrà a Rovigo, presso la sede Arci di piazza Tien An Men, il primo incontro su “Antifascismo, una storia da raccontare”, dedicato a “Gramsci antifascista scomodo e l’organizzazione clandestina del Pci”. Relazione di Alexander Höbel (Università di Sassari).

Presentazione “L’album del P.C.I.”

Lunedì 20 gennaio 2025 alle ore 18, presso il Circolo PRC-SE Maria Zevi di Roma, sarà presentato “L’album del Pci – 75 anni di storia e figurine“.
Intervengono Maurizio Acerbo, Alexander Höbel, Giacomo Signorini. Modera Michela Becchis
Seguirà aperitivo.

L’impronta di Lenin sui primi anni del comunismo italiano

Di Alexander Höbel

In occasione dell’ anniversario della Rivoluzione d’Ottobre, per ricordare il grande evento che diede la sua impronta a tutto il XX secolo e oltre, pubblichiamo in questi giorni alcuni articoli sui fatti del 1917 e sulla loro interpretazione.

Il seguente articolo di Alexander Höbel è già stato pubblicato in “Alternative per il socialismo”, 2024, n. 72.

Il rapporto tra il comunismo italiano e il pensiero e la prassi di Lenin è un rapporto organico, fondativo; al tempo stesso è un rapporto complesso, articolato, che si modifica nel corso del tempo. In questa sede sarà quindi possibile analizzare solo le fasi iniziali di tale dialettica e proporre alcuni elementi di riflessione che andrebbero poi ulteriormente sviluppati.
Lo scoppio della Rivoluzione russa, a partire da quella di febbraio, aveva suscitato un grande clamore e un’enorme simpatia nella classe operaia italiana. È nota la vicenda del viaggio compiuto nel nostro paese nell’agosto 1917 da una delegazione di menscevichi, che ovunque vengono accolti al grido di “Viva Lenin!”. Come scriverà Paolo Spriano, Lenin “era stato reso popolare dagli stessi giornali borghesi”, che lo dipingevano “come un pericoloso anarchico, come un uomo venduto alla Germania […]. Ma proprio l’odio che così si manifestava lo rendeva popolare alle masse”.

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Dopo Stalin. Togliatti e il movimento comunista internazionale dal 1956 al Memoriale di Jalta

Di Alexander Höbel

Il 21 agosto prossimo ricorre il 60° anniversario della morte di Palmiro Togliatti. Per ricordare il grande dirigente comunista scomparso a Jalta nel 1964 pubblichiamo in questi giorni alcuni scritti dedicati al suo pensiero e alla sua opera.

Il saggio di Alexander Höbel che pubblichiamo è contenuto nel volume “Togliatti e la democrazia italiana” (Editori Riuniti, 2017) a cura dello stesso autore.

1. I traumi e le innovazioni del 1956

Palmiro Togliatti non è stato solo il leader storico del Partito comunista italiano, il teorico e il principale esponente della via italiana al socialismo. È stato anche un dirigente del movimento comunista internazionale nel suo complesso, e in tale quadro andrebbe ripensato il suo straordinario e originale contributo. Questa considerazione riguarda tutta la vita di Ercoli – per citare il nome di battaglia usato negli anni della clandestinità e della guerra –, e dunque anche il ventennio postbellico, allorché Togliatti, da Segretario generale del Pci, pose al centro della sua azione la costruzione del “partito nuovo” e gli sforzi per avviare una “via italiana al socialismo”.

In particolare nell’ultima fase della sua vita, allorché una serie di segnali preoccupanti sullo stato del movimento comunista e dei paesi socialisti andavano emergendo, la riflessione di Togliatti sul quadro mondiale e sulle sorti del movimento comunista internazionale si fece stringente. È un impegno che investe nodi essenziali della sua elaborazione, e al tempo stesso indica una ferma volontà di dare ancora una volta un contributo alla propria parte intesa come movimento mondiale, sia pure articolato per paesi e aree con storie ed esigenze diverse.

(Il testo completo del saggio è consultabile in allegato)

L’impronta di Togliatti

Di Alexander Höbel

Il 21 agosto prossimo ricorre il 60° anniversario della morte di Palmiro Togliatti. Per ricordare il grande dirigente comunista scomparso a Jalta nel 1964 pubblichiamo in questi giorni alcuni scritti dedicati al suo pensiero e alla sua opera.

Il seguente articolo di Alexander Höbel è ripreso da “Critica Marxista”, 2021, n. 1-2.

Già negli anni dell’esilio Togliatti individua la strada di un partito che sia promotore di una rivoluzione popolare, nazionale e antifascista. La svolta di Salerno, la democrazia progressiva, il partito nuovo. Il 1956, dal XX Congresso del Pcus all’VIII Congresso del Pci. Gli ultimi anni: nuove acquisizioni, dubbi, bilanci.

Se è vero che, come sottolineava Lucio Magri, il «genoma Gramsci» ha caratterizzato in larga misura la cultura politica del comunismo italiano, l’impronta che su quest’ultimo ha lasciato Palmiro Togliatti è non meno indelebile, considerato che del Pci egli è stato il principale dirigente dalla seconda metà degli anni Venti fino alla sua scomparsa, nel 1964, e che anche sul piano teorico il suo contributo è stato di notevole portata. Comune ai due leader è l’esperienza ordinovista, che Togliatti individuava come il sostrato ideologico della nuova impostazione del Pcd’I dopo gli anni della direzione bordighiana; comune anche l’acquisizione della centralità della dimensione di massa della politica contemporanea», che influenzò non poco le loro concezioni del partito, e dunque la rilevanza del nesso socialismo-democrazia.

(continua nell’allegato)