



Il presidente di Futura Umanità, Alexander Höbel, sta tenendo in Cina un ciclo di lezioni sulla storia del comunismo italiano.




Il presidente di Futura Umanità, Alexander Höbel, sta tenendo in Cina un ciclo di lezioni sulla storia del comunismo italiano.

A Pistoia, giovedì 27 novembre alle 17, presso l’Archivio Roberto Marini in Galleria Nazionale 9, grazie ai fondi della Regione Toscana, al sostegno avuto dalla Fondazione Caript e dai tanti volontari e amici, verranno presentati i risultati del restauro dei 252 volumi rilegati che conservano le edizioni originali de l’Unità dal 1949 al 1986.
Questo sarà anche un’occasione per discutere di come l’Unità e il PCI – così come le altre forze politiche di sinistra – affrontarono gli indimenticabili e tragici eventi dell’Ungheria nell’ottobre del 1956, commemorando al contempo il 110° anniversario dalla nascita di Pietro Ingrao e il decimo dalla sua scomparsa, momento in cui egli era direttore del giornale.
Moderati da Giacomo Signorini, che ha creato gli album di figurine sulla storia del PCI, parteciperanno il Presidente e Direttore dell’archivio Roberto Niccolai, insieme agli storici Alessandro Affortunati (“Il ’56, l’Unità e il PCI”) e Sergio Dalmasso (“Il ’56 e le altre sinistre”), oltre ad Anita Ferri (“L’Unità e la scienza”) e Mario Ruggiano dell’Associazione “Futura Umanità”, insieme a una delegazione della Regione Toscana.
Di Daniela Belliti *

Il libro Enrico Berlinguer, La pace al primo posto. Scritti e discorsi 1972-1984, a cura di Alexander Höbel, Donzelli, è uscito nel 2023, appena un anno dopo l’inizio della guerra russo-ucraina. Sono passati già altri due anni e stiamo vivendo il periodo più buio e tragico dalla fine della Guerra fredda. Per questo rileggere ora gli scritti e i discorsi di Enrico Berlinguer sulla pace rappresenta in primo luogo un’operazione politica, una presa di posizione alternativa al mainstream del dibattito pubblico che si è sviluppato attorno alla crisi attuale dell’ordine internazionale (o dovremmo piuttosto dire “disordine globale”). Infatti, da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, e dopo quello che è successo e sta succedendo dal 7 ottobre 2023 in poi in tutto Medio Oriente, si sono imposte nel confronto politico e mediatico una nuova riabilitazione della guerra e una parallela opera di delegittimazione della pace.
Continua a leggere ““La pace al primo posto”, due anni dopo. Berlinguer al Mandela forum.”

Mercoledì 3 settembre ore 17, avrà luogo a Firenze, presso il “Nelson Mandela Forum” (piazza Berlinguer), l’inaugurazione della mostra “I luoghi e le parole di Enrico Berlinguer”. Nell’ occasione sarà presentato il libro “La pace al primo posto” curato da Alexander Höbel. Seguiranno musiche dei Modena City Ramblers.
Di Lelio La Porta
(Il seguente articolo di Lelio La Porta è stato già pubblicato sul sito Parliamo di Socialismo, il 9 aprile scorso)

L’ultima pagina del romanzo che Italo Svevo pubblica nel 1923 (la prima guerra mondiale si è conclusa da cinque anni) sembra essere quasi una profezia di quello che accadrà il 6 e il 9 agosto del 1945 a Hiroshima e Nagasaki quando i bombardieri statunitensi sganciarono sulle due città nipponiche due bombe atomiche con l’obiettivo di porre fine al secondo conflitto mondiale, o meglio, visto che la Germania nazista si era arresa a maggio, di chiudere i conti con il Giappone, peraltro già in ginocchio, mostrando i muscoli atomici all’Urss:
Ma l’occhialuto uomo, invece, inventa gli ordigni fuori del suo corpo e se c’è stata salute e nobiltà in chi li inventò, quasi sempre manca in chi li usa. Gli ordigni si comperano, si vendono e si rubano e l’uomo diventa sempre più furbo e più debole. Anzi si capisce che la sua furbizia cresce in proporzione della sua debolezza. I primi suoi ordigni parevano prolungazioni del suo braccio e non potevano essere efficaci che per la forza dello stesso, ma, oramai, l’ordigno non ha più alcuna relazione con l’arto. Ed è l’ordigno che crea la malattia con l’abbandono della legge che fu su tutta la terra la creatrice. La legge del più forte sparì e perdemmo la selezione salutare. Altro che psico-analisi ci vorrebbe: sotto la legge del possessore del maggior numero di ordigni prospereranno malattie e ammalati.
Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli. Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po’ più ammalato, ruberà tale esplosivo e s’arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie1.
Continua a leggere “Il destino dell’uomo: una riflessione filosofico-politica”
Di Lelio La Porta
Il pensiero e l’opera politica di Berlinguer rispetto alle giovani generazioni nel confronto con le espressioni e la memoria dei giovani di oggi. Una riflessione che prende spunto dalle molte, e non tutte egualmente valide, opere di rievocazione prodotte nel trentennale della scomparsa.
(L’articolo, già pubblicato in precedenza sul sito “la Città futura”, è reperibile al seguente link)

Di recente la terza rete della Televisione di Stato ha trasmesso il film di Walter Veltroni “Quando c’era Berlinguer”. Il lavoro, per molti versi discutibile, in specie per questa insistenza a ridurre il leader comunista ad un brav’uomo, quasi a voler collocare in secondo piano la dimensione politica della sua attività, si apre con una serie di interviste sul campo, soprattutto a giovani, nel corso delle quali se ne sentono di tutti i colori. L’apice è la studentessa che fa presente di aver studiato nel Liceo Azuni di Sassari senza sapere che Berlinguer avesse affrontato lì i suoi studi medio-superiori (en passant, anche Togliatti, seppure diversi anni prima, aveva frequentato lo stesso Liceo). Ancora un altro episodio del quale io stesso sono stato protagonista. Organizzando qualche anno fa la giornata della Liberazione con l’Istituto in cui insegnavo, trovammo come punto di riferimento una sezione del Pd. All’interno faceva bella mostra di sé una foto di Berlinguer per cui chiesi ai giovani presenti chi fosse quell’uomo. Non mi seppero rispondere; ed eravamo all’interno della sede di un Partito che, almeno fino a qualche tempo fa, riteneva che Berlinguer fosse nel suo Pantheon; ora sarà stato sostituito con Baden-Powell, il fondatore dello scoutismo. Partendo da questi presupposti, cercherò di fissare alcuni punti che, pur non pretendendo di esaurire il discorso, possano, però, fungere da elemento di discussione intorno al rapporto fra Berlinguer e i giovani.
Diversi sono i luoghi in cui Berlinguer si rivolge direttamente ai giovani. Ne indicherò alcuni nei quali scorgo un particolare interesse del leader comunista per la pedagogia non soltanto in generale ma per quella specificità della pedagogia che ne fa anche un’educazione alla politica (come fa presente concludendo l’intervento al CC del gennaio 1970, conclusioni nelle quali Gramsci viene indicato, insieme a Lenin, come “altro nostro grande maestro”1).