Il delitto Matteotti

Di Lelio La Porta

Pubblichiamo l’articolo di Lelio La Porta, già apparso sul sito Parliamo di socialismo, riguardo al delitto Matteotti, del quale ricorre il centesimo anniversario. L’articolo in questione è reperibile al seguente link

Appena eletto deputato a seguito della tornata del 6 aprile del 1924 nella circoscrizione del Veneto con 1585 voti di preferenza (32.383 voti di lista), Gramsci, ancora a Vienna, scrisse alla moglie Giulia a Mosca una lettera dalla quale si evince il clima di intimidazione in cui si erano svolte le elezioni stesse, la denuncia del quale costerà la vita a Matteotti: “Pare che proprio questa volta il destino crudele abbia proprio voluto che io fossi deputato di … Venezia. Andrò quindi in Italia per qualche giorno, ma poi ritornerò ad uscirne per andare all’esecutivo allargato. Le elezioni sono andate molto bene per noi. Le notizie che il partito ha ricevuto dai vari posti sono ottime: abbiamo preso 304.000 voti ufficialmente, ma in realtà ne avevamo certamente presi di più del doppio e i fascisti hanno pensato di attribuirseli, cancellando con la gomma il segno comunista e tracciandone uno fascista. Quando penso a ciò che sono costati agli operai e ai contadini i voti datimi, quando penso che a Torino sotto il controllo dei bastoni 3000 operai hanno scritto il mio nome e nel Veneto altri 3000 in maggioranza contadini hanno fatto altrettanto, che parecchi sono stati bastonati a sangue per ciò, giudico che una volta tanto l’essere deputato ha un valore e un significato. Penso che però per fare il deputato rivoluzionario in una Camera dove 400 scimmie ubriache urleranno continuamente ci vorrebbe una voce e una resistenza superiori a quelle che io abbia. Ma cercherò di fare del mio meglio: sono stati eletti alcuni operai energici e robusti che io conosco bene e conto di poter svolgere un lavoro non del tutto inutile. Qualche fascista di mia conoscenza si torcerà più di una volta dalla rabbia. Ma di ciò parleremo a voce perché ci sarà tempo, dato che la Camera si aprirà solo il 24 maggio e alle prime riunioni io non potrò assistere perché sarò vicino a te per mostrarti la lingua, in attesa di mostrarla a … Mussolini”.

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Retorica e polemica nel Capitale di Marx

Di Lelio La Porta

In una nota dei Quaderni del carcere, dal sapore autobiografico non del tutto celato, ma avente come oggetto reale Marx, Gramsci indicava quali fossero gli accorgimenti per «studiare la nascita di una concezione del mondo che dal suo fondatore non è stata mai esposta sistematicamente» e fra tali accorgimenti il lavoro filologico accurato veniva collocato al primo posto. Perché, si chiedeva il marxista sardo, è necessaria tanta cura con gli scritti marxiani? Perché si tratta di un pensatore «piuttosto irruento, di carattere polemico» il cui intelletto si trova «in continua creazione e in perpetuo movimento». La specificità dei toni polemici dell’opera di Marx, in specie del Capitale, unita ad una ricerca attenta e puntuale delle figure retoriche più ricorrenti soprattutto nel primo libro dell’opus magnum costituiscono il contenuto del lavoro che Elisabetta Mengaldo consegna alle lettrici e ai lettori (Retorica e polemica nel Capitale di Marx, Quodlibet, Macerata, 2023, pp. 139, €.12,00).

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Gramsci, i nuovi sentieri del suo pensiero

Di Lelio La Porta

Pubblichiamo la recensione di Lelio La Porta al volume di Guido Liguori “Nuovi sentieri gramsciani ” (Bordeaux edizioni), apparsa su “il manifesto” il 23 aprile 2024.

Percorrere il pensiero e l’opera di Antonio Gramsci significa incamminarsi lungo un sentiero la cui asperità è tale che raggiungere l’obiettivo dell’ampliamento della conoscenza e dell’approfondimento delle categorie del marxista sardo corrisponde a quello che sosteneva Seneca nel suo Hercules furens: «non esiste alcuna via semplice dalla terra alle stelle». È necessario, perciò, dotarsi, per affrontare un sentiero, anzi, più sentieri così complessi di un metodo (proprio nel senso etimologico del termine, ossia avere un’indicazione di direzione) appropriato, un metodo suggerito dallo stesso Gramsci quando, riferendosi a Marx ma in realtà parlando di se stesso, scriveva che «La ricerca del leitmotiv, del ritmo del pensiero in isviluppo, deve essere più importante delle singole affermazioni casuali e degli aforismi staccati». A questo metodo fa esplicito riferimento Guido Liguori nella Premessa del suo ultimo lavoro (G. Liguori, Nuovi sentieri gramsciani, Bordeaux, Roma, 2024, pp. 291, €.20,00) nella quale si legge: «per capire Gramsci bisogna affidarsi in primo luogo a una attenta ermeneutica dei testi (di tutti i testi gramsciani) che non lasci spazio ai voli pindarici, all’estrapolazione dei concetti, alle deduzioni non fondate anche se spesso comode perché in accordo con lo spirito del tempo».

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Squarcio rosso

Di Lelio La Porta

Pubblichiamo la recensione di Lelio La Porta del testo “Squarcio rosso. Berlinguer, Craxi e la sinistra in pezzi”, di Giampiero Calapà (Ed. Bordeaux, 2023), la cui versione ridotta è stata pubblicata su “Il Manifesto” il 3 aprile scorso (l’articolo in questione reperibile alla seguente pagina web)

Enrico Berlinguer, del quale in questo anno ricorre il quarantesimo anniversario della morte (11 giugno 1984), fu eletto segretario del Pci al termine del XIII Congresso nel 1972 e rimase in carica fino al momento della sua drammatica scomparsa. Bettino Craxi fu nominato segretario del Psi nel luglio del 1976 dal Comitato Centrale del partito riunitosi all’Hotel Midas di Roma in seduta straordinaria in seguito all’esito in realtà non proprio esaltante delle elezioni politiche svoltesi il mese prima che avevano, al contrario, registrato un’avanzata impetuosa dei comunisti. Rimase in carica fino al 1993 e fra il 1983 e il 1987 fu Presidente del Consiglio dei Ministri. Il “duello” al quale i due diedero vita fra gli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta del secolo scorso viene ripercorso da Giampiero Calapà (Squarcio rosso. Berlinguer, Craxi e la sinistra in pezzi, prefazione di Gianluca Fiocco, Bordeaux, Roma 2023, pp. 206, €. 16,00).

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La scuola, la storia, il sacrificio: Pilo Albertelli dal liceo al martirio

Di Lelio La Porta

Il 24 marzo per i romani, ma non solo, è un giorno particolare legato alla memoria di uno dei momenti più drammatici della nostra lotta di Liberazione dal nazifascismo di cui quest’anno ricorre l’ottantesimo anniversario. 335 massacrati alle Fosse Ardeatine, «la strage simbolo della Resistenza italiana» (M. Avagliano, M. Palmieri, Le vite spezzate delle Fosse Ardeatine. Le storie delle 335 vittime dell’eccidio simbolo della Resistenza, Einaudi, Torino, 2024, p. XXV), come rappresaglia per l’azione di guerra compiuta il 23 marzo a via Rasella nel corso della quale morirono 32 militari nazisti (il trentatreesimo spirerà dopo il ricovero). Periscono anche due civili (Pietro Zuccheretti, 12 anni, e Antonio Chiaretti, 48 anni). Contrariamente a quanto sostenuto dall’attuale Presidente del Senato, i nazisti, non essendo “una banda musicale di semi pensionati e non nazisti delle SS”, non diedero vita ad un concerto all’aperto ma iniziarono a sparare in tutte le direzioni (i fori dei proiettili sono ancora oggi ben visibili sui muri delle abitazioni fra via Rasella e via del Boccaccio) uccidendo 5 persone fra le quali Erminio Rossetti, di 20 anni, milite portuario del reparto speciale Ettore Muti e autista del questore Pino Caruso, che si adopererà attivamente per stilare una lista da aggiungere a quella già redatta da Kappler con i nominativi di quanti saranno assassinati alle Ardeatine. Vengono rastrellate sul posto 250 persone e allineate davanti palazzo Barberini. Quello che avvenne dopo non viene ripercorso in questa sede. La bibliografia è sterminata anche se corre l’obbligo di rammentare almeno un titolo, ossia Alessandro Portelli, L’ordine è già stato eseguito. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria, Donzelli, Roma, 1999. Va ricordato che lo stesso Kesselring, testimoniando il 16 novembre 1946 al processo contro i generali Von Mackensen e Maltzer, ammise che nessuna procedura fu attivata prima della rappresaglia per rivolgere un appello alla popolazione o agli attentatori e nessuna richiesta di consegnarsi fu presentata ai partigiani. La rappresaglia finalizzata all’eliminazione di massa faceva parte del sistema di occupazione nazista, partecipato dai fascisti della Rsi. Qui l’ormai anziano studente del “Liceo-Ginnasio Pilo Albertelli” vuole richiamare alla memoria il profilo di colui che fu una delle vittime del massacro e quello di un suo allievo di cui soprattutto i giovani sanno poco.

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Enrico Berlinguer: il socialismo necessario

Mercoledì 6 dicembre alle ore 18, presso la libreria Ubik, via B. Croce n. 28 (Napoli), Francesco Barbagallo e Guido Sannino presentano il volume “Berlinguer: il socialismo necessario”, a cura Lelio La Porta e Guido Liguori (Bordeaux editore, 2023). Coordina Franco Broegg. Sarà presente la coautrice Michela Becchis.