O il socialismo o la morte

Nell’ottantesimo anniversario del lancio della bomba atomica statunitense su Hiroshima, seguito tre giorni dopo da un’analoga bomba su Nagasaki, pubblichiamo l’articolo non firmato, ma certamente di Togliatti, che apparve su Rinascita, 1945 n. 7/8, a commento delle atomiche sul Giappone, dal quale emerge la chiara coscienza, in tempo reale, che una nuova fase storica si era aperta, che cambiava la natura stessa della guerra e che per la prima volta era in pericolo la stessa civiltà umana. Uno scritto che ci sembra di stringente, drammatica attualità.

Sotto due aspetti può essere considerata l’invenzione della bomba cosiddetta “atomica”. Il primo riguarda l’innegabile e spaventoso progresso dei mezzi di distruzione materiale impiegabili in un conflitto armato fra i popoli e gli Stati. Il secondo riguarda la possibilità che l’invenzione si accompagni alla scoperta di una nuova sorgente di energia a scopi di produzione, il che potrebbe significare, a breve scadenza, una nuova rivoluzione industriale, analoga a quella che fu causata dalla scoperta della macchina a vapore. I rapporti della stampa, evidentemente tendenziosi e privi per forza di ogni carattere scientifico, non permettono di dire nulla a proposito di questa seconda ipotesi. Rimane il fatto, che sembra non possa essere messo in dubbio, della scoperta di un esplosivo il quale rende possibile la distruzione istantanea di una città intiera o quasi, e di un agglomerato di centinaia di migliaia di uomini, donne, bambini. Che questa scoperta sia di per sé destinata a rendere impossibili le guerre, non è però cosa da credersi. Non hanno avuto questo risultato né la scoperta della dinamite, né quella della nitroglicerina, né alcun altro degli improvvisi progressi della tecnica di guerra. Altrettanto inammissibile è l’affermazione che il possesso del “segreto” della bomba “atomica” renda definitiva la supremazia mondiale di determinate potenze. Il progresso scientifico non si produce mai a salti, né vi è scoperta la quale, corrispondendo allo sviluppo generale della indagine tecnica e del pensiero, possa rimanere a lungo un “segreto”. La bomba “atomica”, segreto di guerra angloamericano oggi, sarà senza dubbio entro un periodo di tempo più o meno lungo patrimonio comune di tutti quei popoli e di quegli Stati che, volendo fare la guerra, saranno in grado di procurarsi i mezzi a questa adeguati.

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Miti e contromiti

Giovedì 26 giugno, ore 18:30, presso l’Associazione Enrico Berlinguer a Roma (Viale Opita Oppio, 24) in collaborazione con Futura Umanità. Associazione per la storia per la memoria del PCI, si terrà la presentazione del libro “Miti e Contro miti. L’Urss nella seconda guerra mondiale”, di Vladimir Mendinskij.
Intervengono Raffaele Agata, Alexander Höbel, Sandro Teti.

Il destino dell’uomo: una riflessione filosofico-politica

Di Lelio La Porta

(Il seguente articolo di Lelio La Porta è stato già pubblicato sul sito Parliamo di Socialismo, il 9 aprile scorso)

L’ultima pagina del romanzo che Italo Svevo pubblica nel 1923 (la prima guerra mondiale si è conclusa da cinque anni) sembra essere quasi una profezia di quello che accadrà il 6 e il 9 agosto del 1945 a Hiroshima e Nagasaki quando i bombardieri statunitensi sganciarono sulle due città nipponiche due bombe atomiche con l’obiettivo di porre fine al secondo conflitto mondiale, o meglio, visto che la Germania nazista si era arresa a maggio, di chiudere i conti con il Giappone, peraltro già in ginocchio, mostrando i muscoli atomici all’Urss:

Ma l’occhialuto uomo, invece, inventa gli ordigni fuori del suo corpo e se c’è stata salute e nobiltà in chi li inventò, quasi sempre manca in chi li usa. Gli ordigni si comperano, si vendono e si rubano e l’uomo diventa sempre più furbo e più debole. Anzi si capisce che la sua furbizia cresce in proporzione della sua debolezza. I primi suoi ordigni parevano prolungazioni del suo braccio e non potevano essere efficaci che per la forza dello stesso, ma, oramai, l’ordigno non ha più alcuna relazione con l’arto. Ed è l’ordigno che crea la malattia con l’abbandono della legge che fu su tutta la terra la creatrice. La legge del più forte sparì e perdemmo la selezione salutare. Altro che psico-analisi ci vorrebbe: sotto la legge del possessore del maggior numero di ordigni prospereranno malattie e ammalati.
Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli. Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po’ più ammalato, ruberà tale esplosivo e s’arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie1.

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Gramsci e i fascismi

Le analisi del fascismo da parte di Gramsci sono un capitolo rilevante del suo pensiero, prima e dopo l’arresto. Ma anche l’interesse dei neofascisti e dei post-fascisti per Gramsci costituisce un capitolo importante della cultura delle destre. Su questi due aspetti si incentra il convegno internazionale della Igs Italia del 5 giugno a Roma (via di Castro Pretorio 20, presso Termini, dalle 9.30 alle 13 e dalle 15 alle 19).

La manifestazione è aperta a tutte e tutti, partecipate.

Berlinguer e i giovani

Di Lelio La Porta

Il pensiero e l’opera politica di Berlinguer rispetto alle giovani generazioni nel confronto con le espressioni e la memoria dei giovani di oggi. Una riflessione che prende spunto dalle molte, e non tutte egualmente valide, opere di rievocazione prodotte nel trentennale della scomparsa.

(L’articolo, già pubblicato in precedenza sul sito “la Città futura”, è reperibile al seguente link)

Di recente la terza rete della Televisione di Stato ha trasmesso il film di Walter Veltroni “Quando c’era Berlinguer”. Il lavoro, per molti versi discutibile, in specie per questa insistenza a ridurre il leader comunista ad un brav’uomo, quasi a voler collocare in secondo piano la dimensione politica della sua attività, si apre con una serie di interviste sul campo, soprattutto a giovani, nel corso delle quali se ne sentono di tutti i colori. L’apice è la studentessa che fa presente di aver studiato nel Liceo Azuni di Sassari senza sapere che Berlinguer avesse affrontato lì i suoi studi medio-superiori (en passant, anche Togliatti, seppure diversi anni prima, aveva frequentato lo stesso Liceo). Ancora un altro episodio del quale io stesso sono stato protagonista. Organizzando qualche anno fa la giornata della Liberazione con l’Istituto in cui insegnavo, trovammo come punto di riferimento una sezione del Pd. All’interno faceva bella mostra di sé una foto di Berlinguer per cui chiesi ai giovani presenti chi fosse quell’uomo. Non mi seppero rispondere; ed eravamo all’interno della sede di un Partito che, almeno fino a qualche tempo fa, riteneva che Berlinguer fosse nel suo Pantheon; ora sarà stato sostituito con Baden-Powell, il fondatore dello scoutismo. Partendo da questi presupposti, cercherò di fissare alcuni punti che, pur non pretendendo di esaurire il discorso, possano, però, fungere da elemento di discussione intorno al rapporto fra Berlinguer e i giovani.

Diversi sono i luoghi in cui Berlinguer si rivolge direttamente ai giovani. Ne indicherò alcuni nei quali scorgo un particolare interesse del leader comunista per la pedagogia non soltanto in generale ma per quella specificità della pedagogia che ne fa anche un’educazione alla politica (come fa presente concludendo l’intervento al CC del gennaio 1970, conclusioni nelle quali Gramsci viene indicato, insieme a Lenin, come “altro nostro grande maestro”1).

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Antifascismo e lotte per la Pace

Lunedì 26 maggio 2025 alle ore 18.00 presso la sede in via del Trullo 239 a Roma, la Sezione ANPI Trullo-Magliana “Franco Bartolini” proseguono gli appuntamenti del ciclo di approfondimenti storici dal titolo “Incontri con la storia” per festeggiare l’80° anniversario della Liberazione.
L’ appuntamento è con lo storico Alexander Höbel per parlare di “Antifascismo e lotte per la Pace”, dalle esperienze del Novecento al mondo attuale analizzando l’impegno ed il ruolo degli antifascisti per la pace e nelle mobilitazioni contro le guerre.
Vi aspettiamo tutte e tutti!