Il progetto di «Futura Umanità Associazione per la storia e la memoria del Pci» nasce con l’intento di trasmettere alle nuove generazioni, nella condizione drammatica che stanno vivendo, la consapevolezza che la Costituzione della Repubblica democratica fondata sul lavoro, prospettando una civiltà più avanzata, indica la via per il superamento della crisi che scuote l’Italia. Il nostro vuole essere dunque un messaggio che dal recupero di una storia e di una memoria trae la forza della speranza e la volontà di cambiare lo stato delle cose presente.
Sabato 5 ottobre, alle ore 17.00, a Roma, presso il Teatro Porta Portese (via Portuense 102) avrà luogo la presentazione del libro di Corrado Morgia “Togliatti. Una biografia (1944-1964)“, Bordeaux Edizioni. Ne discutono con l’autore Michela Becchis, Alexander Höbel, Lelio La Porta e Giorgio Mele.
In occasione del 60° anniversario della morte di Palmiro Togliatti, per ricordare il grande dirigente comunista scomparso a Jalta nel 1964, pubblichiamo in questi giorni alcuni scritti dedicati al suo pensiero e alla sua opera.
Il seguente articolo è di Lelio La Porta ed è stato pubblicato su“il manifesto” il 21 agosto scorso
Il 21 agosto ricorre il 60° anniversario della morte di Palmiro Togliatti avvenuta ad Artak vicino Yalta il 21 agosto del 1964. Ancora oggi i suoi discorsi alla Costituente possono indurre ad un momento di riflessione intorno al senso e al significato della nostra Costituzione, oggi in grande pericolo (P. Togliatti, Discorsi alla Costituente. Un’antologia, prefazione di E. Berlinguer, introduzione di A. Natta, a cura di L. La Porta, Editori Riuniti, Roma, 2021), così come gli eventi della vita del segretario comunista, dal 1944 alla morte, sono l’oggetto del volume di Corrado Morgia, in uscita per i tipi dell’editore Bordeaux di Roma, intitolato Togliatti, Una biografia (1944-1964). Togliatti nacque a Genova nel 1893 e nel 1911 partecipò al concorso, che vinse, bandito per gli studenti delle Provincie dell’ex Regno di Sardegna per l’assegnazione di una borsa di studio dell’Università di Torino; allo stesso concorso partecipò Antonio Gramsci e la loro amicizia iniziò allora e si consolidò attraverso scelte comuni: l’iscrizione al Partito socialista, la collaborazione al «Grido del popolo» e all’«Avanti!», la fondazione, con Tasca e Terracini, dell’«Ordine Nuovo», per il quale curò dapprima la rubrica «La battaglia delle idee», divenendone, al momento della fondazione del Pcd’I nel 1921 e della trasformazione del settimanale in quotidiano, il caporedattore.
In occasione del 60° anniversario della morte di Palmiro Togliatti, per ricordare il grande dirigente comunista scomparso a Jalta nel 1964, pubblichiamo in questi giorni alcuni scritti dedicati al suo pensiero e alla sua opera.
Il seguente brano di Aldo Pirone, già pubblicato sul sito “Parliamo di Socialismo” il 24 giugno scorso, tratta del rapporto tra Togliatti e Gramsci.
Lo scontro fra Gramsci e Togliatti
Nell’ottobre del ’26, poche settimane prima di essere arrestato, Gramsci, in una lettera redatta a nome dell’Ufficio politico del partito, pur condannando recisamente le posizioni politiche dell’opposizione interna al Pc(b) dell’Urss1 di Zinoviev-Kamenev-Trotzkij di attacco alla Nep, rivolse una critica alla maggioranza guidata da Stalin e Bucharin, invitandola a non ”stravincere” nella lotta interna per non ”distruggere” con una divisione radicale la funzione di guida internazionale svolta dall’insieme del gruppo dirigente bolscevico.
Oggi 21 agosto ricorre il 60° anniversario della morte di Palmiro Togliatti. Per ricordare il grande dirigente comunista scomparso a Jalta nel 1964 pubblichiamo in questi giorni alcuni scritti dedicati al suo pensiero e alla sua opera.
Questo articolo di Jean-Paul Sartre sulla figura del segretario del Pci è stato pubblicato su “l’Unità” il 30 agosto del 1964.
Io sono uno straniero, eppure sento il dolore dell’Italia come un dolore mio. Questo rende evidente, senza possibilità di dubbio, il prestigio internazionale di Togliatti. Ma c’è un’altra cosa: per chi incontrava dei responsabili del Pci fuori del loro paese, in mezzo a rappresentanti di altri partiti comunisti, balzava agli occhi la singolarità del vostro Partito: esso era amato. E, ho finito per comprenderlo, ciò che prima di tutto era amato in voi – al di là di ogni questione personale – era Togliatti. Per parlare solo della mia esperienza, non è stato lui quello che ho conosciuto per primo. Ma ‘ miei primi amici comunisti – che facevano parte della delegazione italiana al Congresso di Vienna – facevano spicco sugli altri per una libertà di parola, una lucidità di pensiero, una lieve ironia verso sé stessi, che non mascheravano né la loro passione né la loro fedeltà. Si citava molto Marx, attorno a loro; essi non lo citavano: applicavano i suoi principi e il suo metodo, non esclusivamente alla sola borghesia ma alla storia del loro partito, a quella dei paesi socialisti, rigorosamente. marxismo in loro diveniva ciò che deve essere: un immenso e paziente sforzo di ricerca che unisca alla pratica la teoria, una perpetua riflessione su se stessi. Essi hanno sempre rifiutato l’idea che le società socialiste e i partiti comunisti – e il loro stesso partito sfuggano alle interpretazioni marxiste, evitando con ciò quell’errore fin troppo naturale, ma grave di conseguenze, che ha portato i figli di Freud, nei loro ricordi di infanzia, a sottoporre tutti alla psicanalisi eccetto il loro padre.
(Il testo completo dell’articolo è consultabile in allegato)
Il 21 agosto prossimo ricorre il 60° anniversario della morte di Palmiro Togliatti. Per ricordare il grande dirigente comunista scomparso a Jalta nel 1964 pubblichiamo in questi giorni alcuni scritti dedicati al suo pensiero e alla sua opera.
L’articolo a più firme (tra cui quella di Giovanni Caggiati) che vi proponiamo è stato già pubblicato su “Liberazione” – quotidiano del Prc – il 3 luglio 2008.
Indipendentemente dalle accuse, per altro non nuove, mosse a Togliatti in un articolo di Liberazione, riteniamo necessario puntualizzare i caratteri di fondo della visione strategica del Partito Comunista Italiano elaborata da Togliatti e della sua personalità politica.
Infatti il tipo di critica mossa a Togliatti prescinde dalla considerazione storiografica della figura di Togliatti. Il cui “allineamento” a Stalin è stato contraddetto positivamente dalla concezione e dalla strategia della democrazia progressiva, notoriamente tesa alla trasformazione dei rapporti sociali. Ovvero a sviluppare la democrazia “formale” in democrazia “sostanziale” con le lotte sociali e politiche nel Paese e nelle istituzioni. Su ciò si è basata la Costituzione del ‘48 nell’Italia che la democrazia doveva non “ricostruire” ma “fondare”. Una democrazia sociale, di massa e di base, che costituisce al tempo stesso la via e la sostanza del socialismo. Del resto, non è la prima volta che al dirigente comunista vengono attribuiti fatti e responsabilità poi rivelatisi falsi (per esempio, la firma per la condanna dei comunisti polacchi, smentita dal fatto che in quel momento Togliatti non era a Mosca ma in Spagna, come sostiene anche Canfora in Togliatti e i dilemmi della politica, Laterza, 1989) o che sono ancora da accertare. Quand’anche, comunque c’è da chiedersi se la vicenda umana e personale, il periodo sovietico di Togliatti vissuto nel contesto staliniano, siano elementi sufficienti per mettere in discussione il significato storico-politico e il valore di un’opera e di una linea politica e strategica di fondo. Una linea che non è l’effetto di una conversione o di un mutamento repentino, che ha radici lontane, fin nell’idea ordinovista dei consigli operai e del partito come parte della classe e non corpo a se stante.