Il progetto di «Futura Umanità Associazione per la storia e la memoria del Pci» nasce con l’intento di trasmettere alle nuove generazioni, nella condizione drammatica che stanno vivendo, la consapevolezza che la Costituzione della Repubblica democratica fondata sul lavoro, prospettando una civiltà più avanzata, indica la via per il superamento della crisi che scuote l’Italia. Il nostro vuole essere dunque un messaggio che dal recupero di una storia e di una memoria trae la forza della speranza e la volontà di cambiare lo stato delle cose presente.
Riteniamo utile riproporre qui il testo del saggio di Alexander Hobel contenuto nel libro “Più vicina. La Cina del XXI secolo” curato da Paolo Ciofi e pubblicato dalle edizioni Bordeaux in collaborazione con la nostra associazione.
Chi fosse interessato all’acquisto può rivolgersi direttamente alla casa editrice Bordeaux che provvederà alla spedizione gratuita con sconto per i nostri iscritti.
Nella complessa realtà del mondo attuale, sempre più interconnesso e interdipendente, l’esigenza di approfondire una questione cruciale come quella dei caratteri e della natura della Cina di oggi, del suo ruolo nel mondo, delle sue prospettive, è giustamente sempre più avvertita. Anche in Italia, l’ampliamento delle conoscenze sulla realtà cinese ha visto già da qualche tempo molti stimolanti sviluppi, con convegni, ricerche, traduzioni e analisi di grande interesse1. Del resto, nel nostro paese, l’interesse verso la Repubblica popolare cinese è antico, così come l’attenzione nei suoi riguardi da parte di intellettuali e forze politiche, a partire, com’è ovvio, dal Partito comunista italiano e dai suoi leader.
Mercoledì 3 settembre ore 17, avrà luogo a Firenze, presso il “Nelson Mandela Forum” (piazza Berlinguer), l’inaugurazione della mostra “I luoghi e le parole di Enrico Berlinguer”. Nell’ occasione sarà presentato il libro “La pace al primo posto” curato da Alexander Höbel. Seguiranno musiche dei Modena City Ramblers.
(In occasione del sessantunesimo anniversario della scomparsa di Palmiro Togliatti, pubblichiamo le seguenti note di Vindice Lecis sulla sua figura. L’articolo è già stato pubblicato online sul suo blog fuoripagina” ed è consultabile al seguente link. Buona lettura.)
In una relazione tenuta ad un seminario nell’ottobre 1983, lo storico comunista Paolo Spriano parlando di Palmiro Togliatti spiegò come “egli aveva tratti singolari all’interno del movimento comunista. Tratti singolari perché assommava in sé la figura, la struttura di dirigente politico, di capo di massa e di grande intellettuale, nella storia d’Italia”. Vale anche la pena ricordare ciò che scrisse lo scrittore Elio Vittorini, che con il capo del Pci ebbe duri scontri, quando riconobbe che “ se c’è democrazia in Italia molto lo si deve al Partito comunista italiano, e se il Pci ha dato molto alla democrazia italiana il merito principale spetta a Togliatti”. Il Pci venne, proprio dal Migliore, definito una giraffa, un animale che secondo gli zoologi non avrebbe motivo di esistere, mentre allora esisteva ed era ben in salute.
(Il seguente articolo di Lelio La Porta è stato già pubblicato su “il manifesto”, il 13 agosto scorso)
Scaffale «Il 25 aprile è divisivo solo se sei fascista» di Rosario Esposito La Rossa, per Marotta&Cafiero editori. Centrali, nel volume, le vicende di due partigiane: Irma e Gilda
Entrare oggi in una scuola superiore italiana e chiedere alle studentesse e agli studenti quali siano le loro conoscenze relative a Mussolini, ai suoi camerati, da Italo Balbo a Galeazzo Ciano, fino all’arruolamento, forse un poco forzato ma non per questo non accettabile, fra i fascisti della prima ora del Vate Gabriele D’Annunzio, potrebbe lasciare basiti; soprattutto se, a seguire, alla stessa gioventù si chiedessero dieci nomi di partigiane e partigiani. Preparazione ottima sulla prima richiesta, pessima sulla seconda, da bocciatura. Il racconto di questa esperienza costituisce la motivazione profonda che ha spinto Rosario Esposito La Rossa, ideatore della «Scugnizzeria», libreria nella quale i bambini di Scampia passano pomeriggi formandosi attraverso corsi e attività ludiche, e, per questo, nominato Cavaliere della Repubblica dal Presidente Mattarella, a scrivere dieci storie di Resistenza raccolte nel volume Il 25 aprile è divisivo solo se sei fascista (Marotta&Cafiero, pp. 125, euro 16).
Nell’ottantesimo anniversario del lancio della bomba atomica statunitense su Hiroshima, seguito tre giorni dopo da un’analoga bomba su Nagasaki, pubblichiamo l’articolo non firmato, ma certamente di Togliatti, che apparve su Rinascita, 1945 n. 7/8, a commento delle atomiche sul Giappone, dal quale emerge la chiara coscienza, in tempo reale, che una nuova fase storica si era aperta, che cambiava la natura stessa della guerra e che per la prima volta era in pericolo la stessa civiltà umana. Uno scritto che ci sembra di stringente, drammatica attualità.
Sotto due aspetti può essere considerata l’invenzione della bomba cosiddetta “atomica”. Il primo riguarda l’innegabile e spaventoso progresso dei mezzi di distruzione materiale impiegabili in un conflitto armato fra i popoli e gli Stati. Il secondo riguarda la possibilità che l’invenzione si accompagni alla scoperta di una nuova sorgente di energia a scopi di produzione, il che potrebbe significare, a breve scadenza, una nuova rivoluzione industriale, analoga a quella che fu causata dalla scoperta della macchina a vapore. I rapporti della stampa, evidentemente tendenziosi e privi per forza di ogni carattere scientifico, non permettono di dire nulla a proposito di questa seconda ipotesi. Rimane il fatto, che sembra non possa essere messo in dubbio, della scoperta di un esplosivo il quale rende possibile la distruzione istantanea di una città intiera o quasi, e di un agglomerato di centinaia di migliaia di uomini, donne, bambini. Che questa scoperta sia di per sé destinata a rendere impossibili le guerre, non è però cosa da credersi. Non hanno avuto questo risultato né la scoperta della dinamite, né quella della nitroglicerina, né alcun altro degli improvvisi progressi della tecnica di guerra. Altrettanto inammissibile è l’affermazione che il possesso del “segreto” della bomba “atomica” renda definitiva la supremazia mondiale di determinate potenze. Il progresso scientifico non si produce mai a salti, né vi è scoperta la quale, corrispondendo allo sviluppo generale della indagine tecnica e del pensiero, possa rimanere a lungo un “segreto”. La bomba “atomica”, segreto di guerra angloamericano oggi, sarà senza dubbio entro un periodo di tempo più o meno lungo patrimonio comune di tutti quei popoli e di quegli Stati che, volendo fare la guerra, saranno in grado di procurarsi i mezzi a questa adeguati.