Berlinguer, l’Europa, le armi, la pace

L’intervista integrale a Enrico Berlinguer da cui è stato tratto il brano che vi proponiamo è stata pubblicata in “Critica Marxista” (1984, n. 1-2, pp. 15-16), con il titolo “L’Europa, la pace, lo sviluppo“.

Le forze politiche le quali sostengono che la difesa dell’Europa va cercata nella formazione di un terzo blocco militare si mettono in una posizione senza via di uscita. E non solo perché l’Europa, in questo modo, non eserciterebbe quella funzione di equilibrio e di moderazione che può e deve avere e che le è richiesta dal mondo progressivo extraeuropeo. Essa rinuncerebbe anche ad essere soggetto che coopera al superamento del sottosviluppo.
I paesi della Comunità, del resto, non hanno alcuna realistica possibilità di sostenere l’onere dell’armamento nucleare e degli altri armamenti che oggi integrano quello nucleare. L’Europa è come costretta, per sue intrinseche ragioni non solo economiche, a una politica di pace. A costringerla c’è il fatto che l’Europa è, tra Ovest ed Est, territorio di confine e di incrocio. Non solo una guerra totale, come è ovvio, ma anche una guerra locale, di “prova” e di “esibizione”, fra le massime potenze, avrebbe per l’Europa conseguenze di annichilimento. Non è un caso se oggi l’Europa è il luogo del mondo in cui si ha la maggiore concentrazione di strumenti di sterminio. Il nostro continente era tra i continenti quello a densità demografica maggiore…. Anche una guerra locale in Europa, ammesso che sia possibile, metterebbe fine a molta vita vivente e a questa grande vita divenuta testimonianza storica. La vita vivente conta certo più di quella trascorsa; ma anche questa umanità già vissuta conta in modo determinante. Aggiungo infine che se l’Europa prendesse la via di divenire un terzo blocco militare, la direzione della vita politica europea finirebbe per essere presa, prima o poi, da gruppi e caste reazionarie.

Gramsci e la ricezione brasiliana

Di Lelio La Porta

Il seguente articolo è stato già pubblicato su “il manifesto” del 20 marzo 2025. L’articolo è reperibile al seguente link.

La libertà di pensiero è una delle massime conquiste della modernità, scrive Gramsci in una nota dei Quaderni del carcere da cui trae origine un nuovo tipo di filosofo, il «filosofo democratico», cioè (il) filosofo convinto che la sua personalità non si limita al proprio individuo fisico, ma è un rapporto sociale attivo di modificazione dell’ambiente culturale».

Carlos Nelson Coutinho (1943 – 2012), studioso brasiliano specialmente del comunista sardo, è stato un tipico filosofo democratico nel senso gramsciano dell’espressione e se ne ha conferma leggendo nove suoi saggi raccolti in un prezioso volume e curati da Guido Liguori e Alvaro Bianchi (C. N. Coutinho, Scritti gramsciani, Bordeaux, pp. 225, euro 20).

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SAI CHI ERA EUGENIO CURIEL?

Maurizio Acerbo

“La Resistenza nel Nord? Per me significa Eugenio Curiel, la persona a cui sono – stato più vicino
dall’autunno del 1943 al febbraio del 1945». Elio Vittorini
Ottanta anni fa, il 24 febbraio 1945, alla vigilia della Liberazione, veniva assassinato a Milano dai
fascisti Eugenio Curiel, nome di battaglia Giorgio.
«Sconosciuto ucciso durante la fuga»: con questo titolo a una colonna nella pagina della cronaca
milanese il giornale fascista II Lavoro dava notizia, il 25 febbraio 1945, dell’assassinio di Eugenio
Curiel.
Il partito darà la notizia con un articolo dello scrittore Elio Vittorini a ricordo del compagno ucciso
che uscì su L’Unità e su Epoca Nuova (organo centrale del Fronte della Gioventù) rispettivamente il 9 e il 27 aprile del ’45 spiegando “chi era”:

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