Svolta di Salerno

Nell’80° anniversario della “svolta di Salerno”, lanciata da Palmiro Togliatti nella primavera del 1944, Futura Umanità. Associazione per la storia e la memoria del Pci, organizza un convegno nazionale sul tema Togliatti, la svolta di Salerno e le radici della Repubblica.
L’iniziativa si svolgerà sabato 25 maggio 2024, dalle 9.30 alle 17.30, a Napoli, presso il salone “G. Federico”, della Camera del Lavoro della Cgil, in via Toledo 353.
Interverranno: Aldo Abenante, Francesco Barbagallo, Luciano Canfora, Luciana Castellina, Francesca Chiarotto, Piero Di Siena, Eugenio Donise, Nino Ferraiuolo, Gianluca Fiocco, Adriano Giannola, Alexander Höbel, Corrado Morgia, Aldo Tortorella, Lucia Valenzi, Massimo Villone.
Seguirà nei prossimi giorni la locandina con il programma dettagliato.

I Marx del PCI

Abbiamo pubblicato su YouTube, i lavori del convegno “I Marx del PCI” che si tenne su iniziativa di “Futura Umanità” in collaborazione con il Dipartimento di Filosofia dell’Università della Sapienza il 26 gennaio 2024.

Prima sessione

Seconda Sessione

«L’Unità», il centenario del giornale e l’alleanza tra operai e contadini

Pubblichiamo l’articolo di Guido Liguori apparso su “Il manifesto” del 13 febbraio 2024, in occasione del centenario della fondazione del quotidiano “l’Unità”





Fondata il 12 febbraio del 1924 da Antonio Gramsci, diretta da Ottavio Pastore e poi da Alfonso Leonetti.

La pubblicazione del quotidiano l’Unità venne decisa a Mosca nell’estate del 1923 dall’Internazionale comunista. Nulla di strano: l’Internazionale era allora per tutti i comunisti «il partito mondiale della rivoluzione», un’organizzazione unitaria, al di là delle diverse appartenenze nazionali. Fu il finlandese Kuusinen, il 5 settembre, a comunicare la decisione al Partito comunista d’Italia e ai socialisti «fusionisti» o «terzini», favorevoli alla fusione col Pcd’I e alla Terza Internazionale, nata nel 1919 per volere di Lenin.
Serrati e altri tre fusionisti erano stati espulsi (per frazionismo) dal Partito socialista: bisognava reagire. Fu deciso per questo di dar vita a un giornale non strettamente di partito, ma saldamente nelle mani dei comunisti, a cui collaborassero i seguaci di Serrati che si preparavano a confluire. Si trattava di contrastare tra i lavoratori l’influenza del prestigioso Avanti!, l’organo socialista diretto da Pietro Nenni.

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Lukács e l’Italia

di Lelio La Porta

Carlo Muscetta, in un poscritto di una lettera all’editore Einaudi, scriveva di aver potuto leggere da Mario Socrate una missiva di Lukács a Togliatti del 9 ottobre 1947, nella quale l’intellettuale ungherese gli chiedeva di interessarsi per la traduzione di una sua opera sulla filosofia moderna: «Ho scritto io stesso l’appunto per la risposta, dicendo che Einaudi è desideroso di pubblicare tutto di lui, è un compagno, ed è l’editore più adatto. For­se con questo colpo sono riuscito a parare la mossa di Mondadori, il cui fiduciario pare che sia Giacomino Debenedetti». Era in corso la disputa fra i due editori per accaparrarsi l’opera del filosofo ungherese la quale, alla fine, fu edita, inizialmente, dall’editore torinese che, attraverso Renato Solmi, incaricò Cesare Cases di prendere i contatti con Lukács per la pubblicazione degli scritti di estetica con il titolo Il marxismo e la critica letteraria. In merito a questo libro, alla traduzione e all’edizione, il germanista italiano invia una lettera al filosofo ungherese il 22 febbraio 1953 alla quale giunge risposta da Budapest l’11 marzo. Mentre la lettera di Cases è riassunta, per motivi determinati dai diritti d’autore, come sottolinea Antonino Infranca nell’Avvertenza al carteggio lukácsiano da lui curato e tradotto, intitolato Lettere agli italiani. Lettere a Cesare Cases, Alberto Carocci, Guido Aristarco, Aldo Zanardo, Elsa Morante (Milano, Edizioni Punto Rosso, 2022, pp. 134), la lettera di risposta di Lukács è riportata integralmente ed è la prima del carteggio.

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Gramsci a Vienna e il partito

Di Lelio La Porta

Lo scritto che segue vuole proporre un’analisi del percorso di formazione del gruppo dirigente del partito comunista nel periodo 1923-1924 attraverso una ricostruzione che si avvale di diversi documenti, soprattutto lettere, per capire come Gramsci, operando da Vienna, costruì intorno a sé il nucleo di dirigenti che guidò il Pcd’I.

L’autore si è avvalso di parti, da lui stesso tradotte, di un volume appena pubblicato in francese (Romain Descendre e Jean-Claude Zancarini, L’oeuvre-vie d’Antonio Gramsci, Éditions La Découverte, Paris, 2023; si tratta di due studiosi di Gramsci), integrate da riflessioni personali intorno al “pensiero vivente” (possibile traduzione del titolo del volume) che proietta sul nostro presente lo sforzo di ricerca dell’unità della sinistra compiuto da Gramsci in quegli anni di ferro e di fuoco.

L’idea di questo scritto è nata dalla tessera 2023 della nostra Associazione in cui compare la copertina di una delle edizioni del volume togliattiano intorno alla formazione del gruppo dirigente comunista nel 1923-1924.

Mi auguro che il tedio non assalirà quante fra le nostre compagne e quanti fra i nostri compagni vorranno affrontare la lettura dello scritto, necessariamente ponderoso, visto l’argomento, credendo, in quanto autore, di essere stato ponderato.

Ricordo di Togliatti

Di Sergio Gentili

Il 21 agosto del 1964 moriva Palmiro Togliatti. Insieme a Gramsci, Longo, Terracini, Camilla Ravera, Scoccimarro, Bordiga e tanti altri, fondarono il Pcd’I.

Combatterono il fascismo e mentre tutti i partiti democratici cessavano di esistere, i comunisti furono i soli a far vivere nella clandestinità il proprio partito.

Pagarono personalmente e duramente la scelta di essere antifascisti e rivoluzionari: ressero per decenni il carcere, il confino e la lontananza. Gramsci subì l’ingiuria del carcere e la morte che ne conseguì. Combatterono contro il fascismo in Spagna e nella Resistenza italiana, diressero la lotta unitaria di Liberazione dal nazifascismo. Furono, insieme ad altri, fondatori e costruttori della nuova democrazia. Scrissero la Costituzione italiana. Subirono la divisione del mondo in blocchi ostili e la guerra fredda. Furono dalla parte dei popoli che si liberavano dallo sfruttamento colonialistico. Sostennero l’Unione sovietica consapevoli della rottura storica che essa aveva determinato nel mondo e della carica liberatrice che la rivoluzione d’Ottobre, guidata da Lenin, ebbe per i popoli dell’impero russo, per la Cina, per i popoli sottoposti allo sfruttamento colonialista e per la classe operaia del mondo occidentale: per centinaia e centinaia di milioni di persone.

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